Insegnante precario fino alla pensione: la storia di Pierpaolo Sovran, tra passione e ingiustizie nel sistema educativo

Pierpaolo Sovran è un insegnante di musica e sostegno che ha lavorato come precario per vent'anni nella provincia di Udine. Nonostante la sua esperienza e dedizione, non è mai riuscito a ottenere un contratto a tempo indeterminato.

Insegnante precario fino alla pensione: la storia di Pierpaolo Sovran, tra passione e ingiustizie nel sistema educativo

Pierpaolo Sovran è un insegnante che ha dedicato la sua vita all’educazione e ora è in pensione. Negli ultimi vent’anni della sua carriera, ha lavorato come precario nella scuola, insegnando musica e sostegno. Purtroppo, non è mai riuscito a ottenere una posizione stabile e desiderata nella scuola. Così, a 67 anni, ha salutato colleghi e studenti, andando in pensione con l’ultimo stipendio uguale al primo: circa 1500 euro. Nonostante la sua esperienza accumulata nel corso degli anni, ciò non è stato sufficiente per ottenere un contratto a tempo indeterminato.

Sovran vive a Latisana e ha lavorato come supplente in diverse scuole della provincia di Udine, ad eccezione delle zone montane. È laureato in Clarinetto e Canto ed è anche regista ed attore, nonché fondatore della Compagnia “Antica Zelkova“. Prima della scomparsa di sua moglie Cicilia Fusco, era famoso per i duetti che facevano insieme, e le sue partecipazioni ai Festival di Cividale e Sacile.

Il professore delle medie ha portato tutta la sua esperienza teatrale e musicale in classe e gli studenti che partecipavano ai suoi laboratori erano molto grati. Tuttavia, ha notato un peggioramento del comportamento nelle ultime generazioni. Mancava il rispetto verso i docenti e le famiglie vedevano i professori come delle tate. Sovran avrebbe voluto che la scuola fosse come un teatro, dove regnava l’ascolto e la collaborazione, ma spesso c’era confusione e un’interferenza dei genitori che contestavano persino le valutazioni. Ha preferito insegnare sostegno perché c’era un rapporto privilegiato con gli studenti, mentre la musica non veniva considerata una materia di interesse.

La vita da precario non è stata facile per Sovran. Ha dichiarato che insegnare è sempre stato bellissimo, ma i primi anni sono stati molto duri. L’attesa di una supplenza era una fonte di forti tensioni. Man mano che aumentava il suo punteggio nelle graduatorie, poteva essere più sicuro di essere chiamato. Ricorda un anno in cui la proposta di lavoro arrivò solo a gennaio e sua moglie dovette affrontare spese urgenti. Non avendo figli, poteva gestire meglio la situazione dal punto di vista economico, ma per una famiglia con un lavoro precario è difficile andare avanti.

I colleghi e la comunità scolastica non considerano il precario diverso dai docenti titolari di cattedra, ma alla fine di ogni mese si sentono le differenze. Secondo Sovran, agli occhi della comunità scolastica tutti gli insegnanti sono uguali e svolgono le stesse mansioni, compresi gli incarichi aggiuntivi. La vera situazione dei precari rimane oscura per le famiglie. Questo rappresenta un grande risparmio per lo Stato, poiché gli scatti di anzianità non vengono riconosciuti. I suoi colleghi vanno in pensione con un aumento di stipendio di 300-400 euro, ma i giovani accettano questa situazione senza ribellarsi.

Ci sono stati concorsi e abilitazioni a pagamento che molti precari non potevano permettersi. La preparazione per i concorsi richiedeva un investimento finanziario significativo. Sovran afferma che siamo di fronte a una disonestà legalizzata. Non si è adattato al sistema, ma ha dovuto subirlo. Ha cercato di far comprendere ai suoi studenti il concetto di autodeterminazione e la ricerca della verità. In passato, l’accesso alla professione avveniva tramite concorsi basati sui titoli e sull’esperienza, ma negli anni si è complicato per favorire il precariato universitario, a discapito dei professori esperti della scuola. Si considera un combattente in questi anni, e il sindacato Anief è stato vicino a lui nei momenti difficili.

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