In un gesto di auto-difesa, mette fine alla vita del padre: la madre afferma: "senza di lei, ero perduta"

Akhyad Sulaev, un operaio nel settore edile di 50 anni, è deceduto venerdì pomeriggio per mano di sua figlia Makka, che compirà 19 anni ad agosto, in un gesto di auto-difesa.

In un gesto di auto-difesa, mette fine alla vita del padre: la madre afferma: "senza di lei, ero perduta"

La giovane, accusata di aver posto fine alla vita del padre durante una lite a Nizza Monferrato (Asti), rimane in cella. Il suo arresto è stato convalidato durante un’udienza presieduta dalla procura di Alessandria, che ha giurisdizione sul territorio. Dopo quattro ore di interrogatorio, il giudice per le indagini preliminari ha emesso la decisione.

Akhyad Sulaev, un operaio nel settore edile di 50 anni, ha perso la vita venerdì pomeriggio per mano dalla sua stessa figlia Makka, che compirà 19 anni ad agosto, in seguito a una serie di coltellate. La ragazza è stata trasferita in una struttura protetta immediatamente dopo il fatto.

La madre di Makka e moglie dell’uomo, ha dichiarato con sicurezza: “Se non fosse stata per mia figlia, sarei finita molto male“. La famiglia, originaria della Cecenia e trasferitasi qualche anno fa, sembra essere stata vittima di violenze da parte dell’uomo, secondo quanto emerso fino ad ora.

La figlia sembra aver protetto la madre dagli abusi subiti nel corso degli anni da entrambe. Le due donne, tuttavia, non hanno mai denunciato né chiesto aiuto, nonostante la giovane abbia dichiarato di avere “lividi in zone nascoste perché papà sapeva dove colpirci“.

Il papà aveva inviato messaggi minacciosi alla mamma

Durante l’interrogatorio successivo al suo arresto, Makka ha fornito la sua versione dei fatti: “Venerdì mio padre si è licenziato. Era già l’ennesima volta che perdeva il lavoro da muratore”. Prosegue dicendo che successivamente, si era recato al ristorante dove la madre lavora come lavapiatti e lei come cameriera durante i weekend. Ha chiesto alla madre di dimettersi, ma lei ha rifiutato.

Questo no, ha scatenato la prima lite. La madre lo ha anche allontanato dal ristorante, ma una volta tornati a casa, hanno ripreso a litigare, e ha persino mandato un messaggio minaccioso sul cellulare. Secondo quanto ha raccontato la ragazza, gli atti perpetrati dal padre “non erano una novità“: “In Cecenia, quando ero piccola, era ancora peggio. Lui praticava arti marziali, conosceva bene la boxe e il karate. Se la prendeva soprattutto con me e mia madre, mentre con i miei fratelli alzava le mani solo se intervenivano nelle discussioni“.

L’uomo, una volta rincasato, intorno alle 18, ha iniziato a prendersela con la madre e poi si è scagliato su Makka quando ha cercato di difenderla. La ragazza continua dicendo che voleva solo separarli, ma lui ha continuato a colpire. L’ha inseguita fino nella sua stanza e l’ha presa a pugni.

Quando la mamma di Makka si è messa tra loro, per difendersi, ha preso una lama. L’ha colpito e l’ha visto cadere a terra, ma non voleva ucciderlo. Ha chiamato i carabinieri e ha atteso che arrivassero.

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