In contemplazione della Sindone: "Specchio del Vangelo e messaggio di speranza"

Nel giorno del silenzio la Sindone è stata esposta alla contemplazione dei fedeli. Ha presieduto alla liturgia monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino.

In contemplazione della Sindone: "Specchio del Vangelo e messaggio di speranza"

La Sindone, oggi 3 aprile 2021, è rimasta in Duomo a Torino, ma grazia alla diretta televesiva realizzata da TV2000 molte persone hanno potuto fermarsi a contemplare il sacro Lino deposto nella sua Teca grazie all’autorizzazione della Santa Sede.

L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha spiegato che “La Sindone è specchio del Vangelo. Un Vangelo che non è solo dolore e sofferenza”, esperienze che anche Gesù ha vissuto ma è “anche amore, perdono, speranza”. Qui trova significato la preghiera in contemplazione della Sindone.

Secondo la tradizione la Sindone è il lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù quando, deposto dalla Croce, è stato nel posto sepolcro. La croce – ha spiegato monsignor Nosiglia – fa parte dell’esperienza di ogni persona. Quando il suo pesò è enorme “lamentarsi è d’obbligo“, rischiando però di dimenticare che il mondo è pieno di croci anche più pesanti della nostra. “Per chi ha fede – ha spiegato l’Arcivescovo -, la croce è anche via di purificazione e di redenzione, come lo è stata per Gesù“. I modi di portare la croce, però, sono diversi.

La croce non è mai facile da portare, a volte “viene messa sulle spalle” e la si porta con fatica, perchè costretti, ha sottolineato l’arcivescovo di Torino, quindi ha citato le “croci” che tutti, prima o poi, sperimentano: una grave malattia, una difficoltà in famiglia o nel lavoro, la morte di una persona che ami. A queste croci monsignor Nosiglia ha aggiunto quella causata dalla pandemia.

C’è un altro modo di portare la croce: quello della madre di Gesù. Maria accoglie la croce con amore, solidale con il Figlio, nella piena confidenza in Dio e con speranza. Davanti alla Sindone, ha spiegato l’Arcivescovo, ci si sente invitati da Gesù ad andare oltre il mistero della sua passione e morte, per aprire il cuore, il cuore di tutta la Chiesa ai fratelli, in particolare ai sofferenti, ai poveri e ai bisognosi.

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