Il vulcano più grande d’Europa è attivo, e potrebbe causare uno tsunami di portata drammatica sull’Italia. L’allarme viene proprio dai vulcanologi, preoccupati a causa del terremoto che lo scorso mercoledì mattina si è verificato in prossimità delle coste calabresi, con un epicentro non lontano dalla terraferma.
A destare preoccupazione in geologi ed esperti di vulcani è stata piuttosto l’inquietante vicinanza del sisma con il vulcano Marsili, il più grande d’Europa, situato a soli 140 chilometri di distanza dalla Sicilia. Il Marsili infatti risulta essere tuttora attivo, e potrebbe provocare uno tsunami capace di spazzare le coste tirreniche con risultati catastrofici.
Non a caso infatti questo vulcano sottomarino era già stato definito dagli studiosi come “potenzialmente pericoloso“, ed avrebbe già causato in passato maremoti ed inondazioni della penisola italica. Nel febbraio del 2010 ulteriori studi sul campo confermarono la possibilità che una o più pareti di roccia del Marsili potrebbero collassare, portando morte e distruzione lungo le coste italiane.
Al termine della ricerca, l’ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi si espresse così riguardo a questa possibilità: “La nostra ultima ricerca mostra che il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento“.
Ed ora alle considerazioni del sismologo datate sei anni fa hanno fatto eco quelle del collega Francesco Dramis. Intervistato dal quotidiano Il Mattino, il professor Dramis ha infatti confermato che: “Il Marsili è un vulcano attivo che sta nel mare, il pericolo di una esondazione è reale. Il vulcano non è spento, siamo a rischio“. Qualora il worst case si verificasse, gli esperti hanno calcolato che lo tsunami ci metterebbe meno di mezz’ora per raggiungere Calabria, Sicilia e Campania.