Sono trascorsi 10 anni dalla terribile aggressione in cui Valentina Pitzalis avrebbe potuto perdere la vita. Ora il suo sogno è diventato realtà: Valentina potrà tornare ad afferrare gli oggetti grazie alla mano bionica Nexus.
La protesi le è stata consegnata da Roberto Ariagno, direttore di Officina Ortopedica Maria Adelaide, spiegandole e mostrandole le particolarità che la caratterizzano. Presente anche Riccardo Perdomi, presidente dell’Associazione ‘Fare x Bene’ che in questi anni ha affiancato e sostenuto Valentina nel suo percorso di riscatto e rinascita.
La mano bionica Nexus
Valentina è la prima persona in Italia a poter utilizzare questa protesi di ultima generazione che aumenterà la sua qualità della vita, aiutandola nella sua quotidianità. Ovviamente ora ci sarà un periodo di allenamento per arrivare a sfruttare al meglio le potenzialità della mano, che può essere impostata su 14 modelli di presa e viene ricaricata rapidamente tramite un cavo Usb. Il costo della Nexus è stato coperto in parte dalla Asl di Carbonia e in parte grazie a una raccolta fondi realizzata ben nove anni fa da Fondazione Doppia Difesa.
“Sono felicissima e molto emozionata – ha commentato Pitzalis – per me è un sogno che finalmente si avvera. Dopo 10 anni, ho di nuovo la mano sinistra e non vedo l’ora di imparare ad usarla al meglio. Ringrazio la mia famiglia, le persone a me care, le associazioni che mi hanno permesso di percorrere la strada, spesso in salita, per arrivare fino a qui. Ancora ho molto da fare e realizzare, ma ora posso dire di essere una vera Wonder Woman“.
Potente, veloce e leggera, la mano applicata dall’Officina Ortopedica è stata progettata sulla base di numerosi dati misurati e raccolti per essere più anatomicamente proporzionata e allo stesso tempo avere un’estetica migliore. La motorizzazione della presa e della rotazione del pollice viene utilizzata in modalità dinamica simultaneamente, permettendo un controllo intuitivo del pollice. Le capacità di flessione libera consentono un uso senza ulteriori input mioelettrici e la tecnologia passiva a molla, aiuteranno Valentina a compiere movimenti naturali e fluidi, senza pesare sulla sua spalla.
Il tentato femminicidio di Valentina Pitzalis
La vita di Valentina Pitzalis era cambiata il 17 aprile del 2011, quando il marito, Manuel Piredda, la ricoprì di benzina e le diede fuoco, nella casa di lui a Bacu Abis, nel Sud Sardegna. Lui morì nel rogo, lei sopravvisse, pagando un prezzo altissimo: perse una mano, l’altra fu irrimediabilmente compromessa, il volto sfigurato per sempre. Ci fu poi una coda giudiziaria incredibile, dopo che la famiglia di lui presentò un esposto che accusava Valentina di omicidio volontario, istigazione al suicidio e incendio doloso: inchiesta chiusa con l’archiviazione.
Felicità per Valentina è ora estrarre un fazzolettino di carta dal suo pacchetto, senza aiutarsi con la bocca, tenere la bottiglietta d’acqua ferma per svitare il tappo (che però deve essere stato allentato prima da qualcun altro), prendere un bicchiere con la mano o impugnare la forchetta. E poco importa che quella mano sia bionica ( in titanio e carbonio). Conta invece che Valentina Pitzalis, 38 anni, di Carbonia, abbia recuperato un po’ di autonomia grazie all’arto artificiale studiato per lei dall’Officina Ortopedica Maria Adelaide di Torino.