Il Referendum per trivellare l’Italia al 17 Aprile: "Vergogna"

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto che ha messo fine alla querelle sul referendum delle "Trivelle": si farà il prossimo 17 Aprile. Regioni in rivolta: "Vergognoso".

Il Referendum per trivellare l’Italia al 17 Aprile: "Vergogna"

Il referendum anti-trivelle si farà il 17 Aprile: è questo quanto stabilito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo una lunghissima querelle che ha coinvolto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, numerose associazioni ambientaliste e quasi la metà delle Regioni italiane.

Ben nove Regioni si sono infatti schierate apertamente contro il Governo in questa battaglia, protestando contro la volontà di Matteo Renzi di “vendere” le coste italiane alle compagnie petrolifere. Ma il Premier si è dimostrato irremovibile su questo punto.

Così è stato indetto un referendum, per far sì che siano gli italiani a decidere se fare gli interessi delle multinazionali del petrolio, o quelli del Paese preservando le sue bellezze paesaggistiche e la salubrità del territorio.

La Corte Costituzionale aveva accettato solo uno tra i sei quesiti proposti dalle Regioni, ovverosia quello che garantisce che i titoli abilitativi già rilasciati debbano ritenersi estesi fino all’esaurimento del giacimento interessato. Molte voci avevano chiesto che il referendum che avevano chiesto venisse accorpato all’Election Day, per avere il tempo di informare adeguatamente i cittadini.

Ma Renzi non ne ha voluto sapere, così le ultime speranze erano state riposte in Mattarella, affinché accettasse di posticipare il voto. Ma le aspettative delle Regioni e delle associazioni sono state tradite dal Presidente della Repubblica, che ha detto “Sì” a votare il prossimo 17 aprile, in accordo con Renzi.

Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata, aveva denunciato che la data scelta per il referendum (il 17 aprile): “Metterebbe a rischio l’applicazione della legge 28 del 2000 sulla par condicio, perché non consentirebbe agli organi competenti di completare le procedure previste in tempo utile per far svolgere almeno 45 giorni di campagna elettorale“, ed informare così i cittadini in maniera appropriata.

 

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