Il racconto di una madre: "Mia figlia si chiama Riccardo, ma è ignorato dallo Stato"

Laura, una madre romana di 55 anni, condivide la storia di suo figlio Riccardo, nato in un corpo femminile ma che non si è mai identificato con il genere assegnato alla nascita.

Il racconto di una madre: "Mia figlia si chiama Riccardo, ma è ignorato dallo Stato"

In una tranquilla mattina romana, Laura, una donna di 55 anni, racconta al telefono, mentre si destreggia tra un impegno e l’altro, la storia di suo figlio Riccardo e della loro famiglia, offrendo uno spaccato di vita vissuta e di impegno civile contro l’emarginazione delle persone transgender. Riccardo, nato in un corpo femminile, non si è mai riconosciuto nel genere assegnato alla nascita. La sua è una storia di ricerca di sé e di accettazione, che lo ha portato a vivere per 14 mesi in una casa famiglia gestita dal gay Center di Roma, un rifugio per le persone colpite da discriminazione.

Laura, nel raccontarci la sua storia, non nasconde il peso e la preoccupazione per le difficoltà incontrate dal figlio a causa dell’ignoranza e dell’emarginazione sociale. “Oggi le istituzioni fingono di non vedere le persone come mio figlio e la società non le accoglie. L’ignoranza porta emarginazione. Questo mi fa paura“.

Nonostante le statistiche indichino che circa il 9% della popolazione italiana si identifica come parte della comunità LGBT+, la strada verso l’accettazione e l’integrazione delle persone transgender rimane costellata di ostacoli. Secondo un sondaggio Ipsos del 2023, solo un piccolo segmento della popolazione si dichiara transgender/genderfluid/non-binario, ma ciò non riduce l’importanza del sostegno e della comprensione nei loro confronti.

La storia di Laura e Riccardo è anche un racconto di resilienza e di impegno attivo per il cambiamento. Laura dimostra come l’amore incondizionato per un figlio possa trasformarsi in un’azione concreta per il bene di tutta la comunità. “Ho fatto un corso di formazione e sono una volontaria: rispondo alle chiamate di chi chiede aiuto“, racconta Laura, che oggi si dedica anche a sensibilizzare le scuole su temi ancora troppo spesso ignorati.

La famiglia di Laura, un tempo tradizionale, ha vissuto momenti di profonda crisi, soprattutto quando Riccardo, allora maggiorenne, decise di lasciare la casa familiare per trovare rifugio presso la casa famiglia del gay Center. Quel periodo di separazione è stato un cammino difficile ma necessario, che ha permesso a Riccardo di intraprendere la sua transizione e a Laura di aprirsi a una nuova comprensione e accettazione.

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