L’attuale sindaco di Roma ha celebrato il matrimonio gay di Francisco e Luca dicendo: ”vi auguro un’unione lunga e divertente”. “Bisogna avere il coraggio di essere felici” ha detto Francisco Raffaele Villarusso, “ora siamo una famiglia” ha aggiunto l’altro sposo, Luca De Sario, “è un primo passo per tutte quelle persone che sono state sempre viste con diffidenza”.
Ci troviamo di fronte alla prima celebrazione della storia di Roma, ma non d’Italia.
Il primo matrimonio gay d’Italia, infatti, è stato celebrato a Castel San Pietro Terme, provincia di Bologna, dove Elena Vanni e Deborah Piccinini, 45 e 46 anni, sono state dichiarate moglie & moglie: “il nostro amore ha vinto sulla burocrazia” hanno detto.
Tutto è cominciato con l’approvazione della legge sugli omosessuali di quest’anno; queste persone erano anni che l’aspettavano e oggi possono realizzare un sogno.
La legge dà alle coppie omosessuali la possibilità di costituire un’unione civile, con diritti e doveri paragonabili ma non identici a quelli previsti dal matrimonio. Per farlo, basterà una dichiarazione davanti a un ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni. I due partner possono decidere di assumere un unico cognome: una differenza con il matrimonio sta nella cessazione del rapporto, che può essere fatta senza dover attendere il periodo di separazione.
L’adozione dei figli rimane un punto controverso. La legge esclude esplicitamente la possibilità di adottare il figlio legittimo del partner, ma prevede resti “fermo quanto previsto e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti”. Stando ad alcune interpretazioni, ciò consentirebbe ai Tribunali di valutare caso per caso, per via giurisprudenziale, di concedere la cosiddetta ‘stepchild adoption’. Non è così per il partito del ministro degli Interni, Angelino Alfano, che si era battuto perché le adozioni venissero stralciate nel passaggio al Senato, e oggi esulta: “Senza di noi, le unioni civili sarebbero state una fotocopia del matrimonio e le adozioni per le coppie gay sarebbero state consentite”.