In guerra chi paga il prezzo più alto sono gli innocenti che non hanno nessuna colpa. Anche quando si tratta di una guerra combattuta non con le armi ma con un blitz rocambolesco e che si concluderà a suon di carte bollate. Questa è la morale che si può trarre dalla triste vicenda di un bambino di sei anni conteso da due famiglie che si fanno la guerra. Una vicenda, a suo modo emblematica.
Il fatto è noto ed è assurto in questi giorni agli onori della cronaca. Il piccolo Eitan, il bambino di 6 anni unico superstite della tragedia del Mottarone del 23 maggio scorso nella quale hanno perso la vita 15 persone tra cui il padre, la madre, il fratellino e i bisnonni, è stato sottratto dal nonno materno alla zia paterna, Aya Biran, che vive a Travacò Siccomario in provincia di Pavia, presso la quale viveva a seguito del provvedimento di affido del Tribunale di Torino prima e successivamente di quello di Pavia.
Al termine di una visita al nipotino col quale era uscito per acquistare dei giochi, il nonno paterno di nazionalità israeliana Shmuel Peleg, anziché riportare il bambino a casa della zia, l’ha caricato in auto, ha passato con lui la frontiera e si è diretto a Lugano dove l’attendeva un aereo privato che ha fatto rotta verso Israele, patria d’origine dei suoi genitori.
Ciò è stato possibile perché Shmuel Peleg era ancora in possesso del passaporto del bambino, nonostante il Tribunale dei minori di Milano gli avesse ingiunto di riconsegnarlo. Con questo è riuscito a passare i controlli e espatriare con il piccolo che attualmente si troverebbe in cura presso un ospedale alla periferia di Tel Aviv.
«L’abbiamo portato in Israele per il suo bene. A me l’aspetto legale non interessa» ha affermato Peleg ma i parenti italiani sono di tutt’altro avviso e hanno sporto denuncia alla Procura della Repubblica di Pavia che ha aperto una inchiesta per sottrazione internazionale di minore e hanno presentato istanza a Tel Aviv per il rientro in Italia.
Adesso la vicenda, come si dice in gergo, è in mano agli avvocati. La Convenzione internazionale dell’Aja del 1980 prevede il rientro del minore presso l’affidatario e il Giudice israeliano ha 30 giorni di tempo per decidere. Non tutti gli Stati però si sono sempre adeguati alle disposizioni della Convenzione e si annuncia una battaglia legale.
Ancora una volta, come purtroppo succede spesso, i piccoli sono usati come ostaggi nelle guerre che si combattono gli adulti. Eitan, un bambino di soli 6 anni che nel corso della sua breve vita ha già dovuto sopportare il dolore lacerante della perdita di tutta la famiglia, è l’agnello sacrificale sull’altare di desideri e di egoismi che non hanno nulla a che vedere con la tutela dei suoi diritti.