Papa Francesco, prendendo spunto dallo spirito del Giubileo improntato all’esaltazione del sentimento di misericordia, ha auspicato “un consenso internazionale” di tutti i capi degli Stati in cui vige ancora la pena di morte, affinchè sospendessero le esecuzioni previste quest’anno. Sarebbe una grande vittoria morale se questo appello venisse raccolto, soprattutto, da parte dei capi di Stato di religione cattolica, ai quali si è direttamente rivolto il Papa.
Li ha infatti esortati a dare un segno tangibile e forte nell’ambito della rinnovata attenzione che, anche a livello internazionale, c’è in questi tempi per la dignità della persona umana e la possibilità per chi ha sbagliato di potersi redimere dopo aver scontato la giusta pena. Sarebbe questo un segno di speranza e di apertura, secondo il Pontefice, perfettamente in linea con lo spirito del Giubileo.
Il Papa ha anche accennato alle condizioni di vita dei detenuti e alle manchevolezze del sistema carcerario, non solo nel nostro Paese, ma anche e soprattutto nel resto del mondo, dove le condizioni dei detenuti offendono la dignità umana, sfiorando livelli abominevoli.
Questa iniziativa viene dal capo di uno Stato in cui, fino al 1969, era teoricamente ancora in vigore la pena capitale: infatti, nello Stato del Vaticano – per l’uccisione di un Pontefice – era prevista la pena di morte. Fu Papa Giovanni Paolo II ad abolirla definitivamente nel febbraio del 2001.
La sospensione richiesta dal Papa e l’auspicio di una futura abolizione della pena di morte a livello internazionale permetterebbero il ravvedimento ed il successivo possibile reinserimento nella società di quanti hanno sbagliato. Inoltre, auspicando detenzioni più attente ai bisogni umani, si rispetterebbe la dignità di ogni uomo. Queste affermazioni, però, trovano – come sempre – molti oppositori; ecco perchè l’appello del Papa esorta i governanti cristiani a compiere un atto di coraggio fornendo, così, un esempio a tutto il mondo sospendendo almeno per il 2016 le previste esecuzioni.