Mohamed, il padre dei due marocchini facenti parte del branco autore degli stupri di Rimini, ha rilasciato ai microfoni di “Matrix” – il programma condotto da Nicola Porro su Canale 5 – alcune insopportabili dichiarazioni in merito alla vicenda giudiziaria che vede come protagonisti i figli: “Faranno due o tre anni di carcere poi usciranno puliti, si potranno fare una famiglia e vivere tranquilli“.
Mohamed – agli arresti domiciliari per furto – ha aggiunto di essere comunque dispiaciuto per quella ragazza polacca – ignorando completamente la trans che probabilmente per lui non merita neppure una menzione – ma ha asserito che i suoi i figli non avranno più certe compagnie, ed hanno capito quello che è successo, d’ora in poi, si comporteranno bene.
Reflusso nel passato da dimenticare, quando la violenza sessuale era, per il Codice Penale, un delitto “contro la moralità pubblica e il buon costume”: il padre parla come se i figli avessero compiuto una marachella alcolica in una serata estiva, un errore, trascurabile, nel percorso della vita.
Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, ha sentenziato che le parole del padre sono vergognose, “indicative di come l’uomo significa non abbia compreso per nulla la gravità e l’orrore delle violenze” e che quelle frasi, oltre ad evidenziare un inquietante contesto famigliare, culturale, morale, sono inaccettabili per le tre persone oggetto della violenza, della crudeltà inaudita.
Gnassi ha affermato: “Le parole di quel genitore a Matrix potrebbero portare ancora più acqua a un mulino che ormai macina a pieno regime diffidenza, paura, rifiuto, strumentalizzazioni di ogni tipo”.
Il sindaco ha sottolineato che quelle frasi fanno comprendere la totale incapacità di comprensione da parte dell’uomo dello Stato di diritto che è governato da Costituzioni e leggi che producono effetti, conseguenze, responsabilità: non capire dimostra, quindi, la totale assenza di empatia con quelle persone cui è stata brutalmente rovinata la vita.