Valeria Fedeli ormai è abituata alle polemiche e alle critiche, che spesso vanno a riaprire la piaga della sua carriera scolastica e accademica in contrasto con il ruolo che svolge: ministro dell’Istruzione (senza laurea). Una lettera al Corriere della Sera ripropone il tema…
Un incarico, quello di ministro dell’Istruzione, che richiede competenze in tutti i campi, in particolare in quello linguistico e lei, “la Ministra”, scivola proprio qui, nell’uso della lingua italiana, il peggiore degli scivoloni. Se fosse successo nella lingua parlata, registrazioni a parte, l’errore poteva correre via inosservato, ma Valeria Fedeli lo ha scritto nero su bianco, e lo ha fatto pubblicare ieri in una lettera al Corriere della Sera.
“Verba volant, scripta manent“, aveva affermato in un discorso al senato romano Caio Tito e questo è un bel guaio per la Fedeli! Sbagliare un congiuntivo, verbo studiato fin dalle scuole elementari, non è cosa da poco. E veniamo al passo della lettera firmata dalla titolare del Miur in cui parla di quanto sia importante studiare in modo approfondito la Storia: “… sarebbe opportuno che lo studio della Storia non si fermasse tra le pareti delle aule scolastiche ma prosegua anche lungo i percorsi professionali. Questo se non vogliamo sentirci rispondere anche da un adulto: “Hitler chi?“.
“Ottimo il contenuto del testo, scadente nella grammatica!“, probabilmente un qualsiasi insegnante avrebbe dato, al tempo dei giudizi, questo parere al testo di Valeria Fedeli. Un bel segno con la matita blu su “prosegua”, e l’insegnante avrebbe scritto o fatto scrivere accanto dallo stesso alunno “proseguisse”, il congiuntivo imperfetto di “proseguire” che – nel testo – andava concordato con “fermasse”, per una corretta consecutio temporum.
Il web ha immediatamente puntato il dito sull’errore, pubblicizzato anche su Instagram dall’account “Non leggerlo”, rimettendo sul tavolo antiche discussioni sulla laurea mai ottenuta dall’attuale Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Ciò che il web dimentica è che “errare humanum est”, e che ogni errore umano merita il perdono (“Venia dignus est humanus error”).