Avevano solo diciotto anni, quando per loro si splancarono le porte della prigione. Ora che ne hanno sessanta, chiedono giustizia. Parliamo di Giuseppe La Rocca, Ciro Imperante e Luigi Schiavo, i tre uomini condannati in via definitiva all’ergastolo per la morte di Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, di 7 e 10 anni, nel luglio 1983. Barbara e Nunzia abitavano nello stesso palazzo del quartiere Ponticelli a Napoli.
La Rocca, Imperante e Schiavo sono tornati in libertà nel 2015, dopo aver scontato 27 anni di detenzione, per buona condotta. Giovedì 18 Gennaio i legali dei tre uomini, hanno organizzato una conferenza stampa al Senato, per chiedere la revisione del processo, unicamente indiziario, su cui da anni gravano le ombre di un indagine approssimativa. I tre condannati, hanno fatto un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “noi vogliamo che venga finalmente fatta giustizia, dare alle bambine il vero colpevole, non sappiamo se è possibile perché sono passati tanti anni, ma almeno farle riposare in pace”.
La mattina del 3 luglio del 1983, i corpi delle bambine furono ritrovati dai Carabinieri, tra sterpaglie e spazzatura, a ridosso di una sopraelevata, nell’alveo del Pollena, un torrente in secca, che attualmente collega la città con i paesi vesuviani ma che allora era utilizzata come discarica e usata per le corse di cavalli organizzate dalla camorra. Le due piccole erano abbracciate, come per proteggersi a vicenda nel momento del decesso. Prima le piccole avevano ricevuto numerosi colpi con un lama a serramanico. Nunzia al cuore e Barbara al polmone. per poi essere cosparse di benzina e date alle fiamme. Nunzia era stata anche violata.
Inizialmente le indagini, si erano focalizzate su un ragazzo detto “Tarzan tutte lentiggini”, per la descrizione fatta da alcune amichette, di Barbara e Nunzia. Rossiccio di capelli, tarchiato e appunto con il viso lentigginoso ed un altro uomo un venditore ambulante sulla trentina Corrado Enrico detto “Maciste”, per la sua figura corpulenta. I due spesso offrivano un gelato ai bambini della zona, “Tarzan” aveva la stessa auto vista nei pressi del rione poco prima della scomparsa delle bimbe. Entrambi erano stati protagonisti di atti impropri su minori. Conoscevano particolari mai diffusi dalla stampa.
Malgrado gli indizi concordanti, ed alibi inconsistenti, l’inchiesta ha una svolta improvvisa. Sono i pentiti di camorra ad indicare i tre presunti autori della strage. Nello stesso rione delle due bambine, risiedeva anche un altro ragazzo con palesi problemi di natura psichica legati, soprattutto, alla sfera intima. Il giovane, poco tempo prima della scomparsa delle due bambine, era stato accusato di avere infastidito un bambino di quattro anni, e due mesi prima aveva tentato con sua sorella Angela, infliggendole numerose coltellate. Non esistono tracce biologiche delle bimbe nelle auto dei presunti esecutori, i quali non solo avrebbero sequestrato e occultato, due corpi in meno di un’ora ma avrebbero anche ripulito i propri vestiti dalle tracce ematiche per presentarsi perfettamente vestiti alla discoteca Eco Club di Volla, dove trascorsero la serata
Durante la conferenza stampa, Luigi Schiavo racconta allo scrittore Roberto Saviano di essere stato duramente malmenato dai carabinieri, con una mazza da baseball sotto la pianta dei piedi, tanto da essere portato a braccia in prigione. È convinto che la camorra conosca la verità. Questa ambigua commistione nella vicenda della camorra, viene ritenuta plausibile ed è stata presa in considerazione dalla commissione anitimafia, come si legge in un verbale del 9 Giugno 2022 in cui si ricostruisce la collaborazione dei “pentiti” di camorra nelle indagini.