Nel 2020 le nascite in Italia hanno toccato il livello più basso dall’unificazione del paese nel 1861, e il numero è sceso per il dodicesimo anno consecutivo. A riverlarlo è il bollettino Istat “Natalità e fecondità della popolazione residente 2020″, secondo il quale le nascite nel 2020 sono state 404.892, 15.192 in meno rispetto all’anno precedente.
La denatalità continua anche nell’anno in corso, infatti i dati provvisori del periodo da gennaio a settembre mostrano 12.500 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. Secondo l’Istat la pandemia di Covid-19 riveste un ruolo importante in questo declino. In poco più di un decennio le nascite in Italia sono diminuite di un terzo, con 404.892 bambini nati nel 2020, rispetto ai 576.659 del 2008.
Il numero medio di figli per donna residente in Italia è sceso a 1,24 nel 2020. Il tasso è stato ancora più basso per le donne italiane, arrivando a 1,17, una delle percentuali più basse al mondo. Le donne italiane insomma hanno avuto molti meno bambini che mai durante la pandemia, esacerbando uno dei tassi di natalità più bassi al mondo, secondo quanto riferito dall’agenzia di statistica italiana.
L’età media alla quale le donne italiane hanno avuto il loro primo figlio è salita alla cifra record di 32,7 anni nel 2020, mentre il 35,8% delle nascite è avvenuto al di fuori del matrimonio. Nel 2008, la cifra era solo del 19,6%, il che suggerisce un forte calo dell’influenza della Chiesa cattolica.
A gennaio 2021, 10 mesi dopo le misure draconiane adottate dall’Italia per contenere la crisi sanitaria, si è registrato il tasso di natalità più basso della storia italiana: un calo del 13,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, che già aveva segnato quasi 5.000 nascite in meno. L’Istat ha aggiunto che dopo i cali significativi di novembre e dicembre 2020, c’erano “pochi dubbi sul ruolo della pandemia” e che la tendenza sembrava essere di lunga durata.