Il caso del bimbo di Modena e delle emotrasfusioni: dove comincia e dove finisce l’autorità dei genitori?

Secondo la legge, nel caso che i genitori neghino le emotrasfusioni ai figli per motivi scientifici o religiosi, un tribunale può privarli della patria potestà e autorizzare il trattamento sanitario per ragioni e interessi superiori

Il caso del bimbo di Modena e delle emotrasfusioni: dove comincia e dove finisce l’autorità dei genitori?

Il caso dei genitori di Modena che hanno vietato che al figlioletto di 2 anni, malato di cuore, fosse trasfuso sangue di un donatore vaccinato contro il Covid ha evocato nei media e nell’opinione pubblica la pratica dei Testimoni di Geova di rifiutare le emotrasfusioni, non solo per loro, ma anche per i loro figli minori. Un veto basato su un precetto biblico arcaico e anacronistico che, nel corso degli anni, ha provocato non pochi decessi tra i fedeli di questo culto, compresi i loro figli, anche molto piccoli.

L’opedale di Bologna, dove il bambino era ricoverato, è stato costretto a interpellare un tribunale che ha dato ragione al nosocomio: la salute del bambino viene prima delle convinzioni scientifiche o religiose dei genitori. Quindi la trasfusione di sangue è stata autorizzata, da qualunque donatore arrivi. Tale vicenda ha sollevato un interrogativo legale: fin dove i genitori possono decidere della vita dei figli? Dove iniziano e dove finiscono i loro diritti? Quanto accaduto a Bologna ha mostrando che i genitori non possono disporre della vita dei figli in maniera assoluta. C’è un limite a tutto. E questo limite non può essere superato quando di mezzo c’è la vita.

La decisione del Tribunale di Modena che ha autorizzato l’emotrasfusione si è basata sulla consulenza di esperti, i quali hanno assicurato che le sacche di sangue, prima di essere usate nei pazienti, sono sottoposte a rigidi controlli che mirano a escludere rischi per la salute. Questo vale anche per i donatori vaccinati con il siero contro il Covid perché, come sostiene Gianni Baldini, uno dei massimi esperti di bioetica in Italia, “il virus Sars-Cov2 si trasmette per via aerea e non con il sangue”. Inoltre, non è nemmeno vero che il sangue degli immunizzati sarebbe contaminato ma sostanze nocive, mettendo a serio rischio la vita del piccolo. Baldini, infine, sottolinea l’assurdità di reperire donatori novax, dato che “la donazione di sangue è protetta da un rigoroso anonimato che non consente di individuare il donatore, che comunque si è sottoposto a tutti gli esami di routine per rendere sicura la donazione”.

Ma aldildà della questione scientifica, il sentenza ha messo in discussione il potere decisionale dei genitori verso i figli. Un potere che viene annullato qualora questi dovessero anteporre una propria convinzione scientifica o religiosa alla necessità di salvare la vita a un minore che, non essendo ancora pienamente consapevole, non può decidere sulla propria vita, rifiutando cure mediche, come nel caso dei Testimoni di Geova, convinti che nel sangue ci sia l’anima degli individui e quindi non vada trasmesso nel corpo di altri individui. Anche se questi individui sono i loro stessi figli, “sacrificati” non si sa bene a quale logica dottrinale.

Laddove sussistano quindi seri rischi alla vita o alla salute del minore un tribunale può sospendere temporaneamente la responsabilità genitoriale e autorizzare la struttura sanitaria a procedere alla prestazione medica richiesta. “Si tratta di una giurisprudenza ormai consolidata e orientata alla tutela della salute del minore al pari di quella che dal luglio scorso riguarda i minori che vogliono vaccinarsi contro la volontà dei genitori”, spiega Baldini. Il quale aggiunge che “se si è davanti a un credo ideologico, religioso o morale, l’indicazione dei genitori può essere disattesa, rivolgendosi al giudice tutelare che nel giro di pochi giorni può decidere per la sospensione temporanea della responsabilità genitoriale, in modo da permettere la somministrazione della prestazione medica”.

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