Dopo tre giorni dal “sì” dell’Irlanda ai matrimoni gay e a pochi mesi dall’apertura del Giubileo Straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco “come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”, è durissimo l’attacco mosso dal cardinale Pietro Parolin. Il Segretario di Stato vaticano si è infatti detto molto triste per il risultato finale del referendum, sostenendo che la “la Chiesa deve tener conto di questo risultato, ma nel senso di rafforzare il suo impegno per l’evangelizzazione”.
Ciò che ha creato più scompenso, però, è stata la durezza del tono e delle parole usate dal cardinale Parolin, il quale ha dichiarato “Credo che non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani, ma una sconfitta dell’umanità“. Parole e pensieri molto forti, che vanno nettamente contro le aperture manifestate più volte da Papa Francesco in questi suoi primi due anni di pontificato. Già nel 2013, infatti, Papa Bergoglio aveva detto che “se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarlo?”.
A quanto pare, però, il dibattito scaturito da quella frase pronunciata dal Santo Padre pochi giorni dopo la Giornata Mondiale della Gioventù del 2013 non si è ancora esaurito. Il risultato del referendum irlandese di questi giorni, anzi, l’ha riacceso più che mai: il cardinale Pietro Parolin sembra infatti essersi fatto portavoce di quella parte di ecclesiastici che continua a considerare gli omosessuali – così come i divorziati risposati – una realtà pericolosa per il futuro della famiglia tradizionale, “base dell’edificio del futuro”.
Papa Francesco, comunque, aveva già rassicurato i vescovi italiani durante l’ultimo incontro avuto con loro a porte chiuse, occasione in cui aveva affermato che tutte le decisioni riguardanti i diritti e le possibili nuove aperture della Chiesa verso gli omosessuali e i divorziati risposati sarebbero state prese durante il Sinodo dei vescovi previsto per il prossimo ottobre. Occorre quindi attendere ancora qualche mese per sapere con certezza quali decisioni verranno prese dai vescovi al riguardo, mentre è probabile che una risposta di Papa Francesco al cardinale Parolin arriverà al più presto.