Ikea: bimbo morto soffocato da un panino. Una sconfitta per tutta la società

Morto il piccolo Francesco, il bambino soffocato mentre mangiava un panino al ristorante dell'Ikea. Una sconfitta per tutta la società vista la lentezza dei soccorsi e la mancata preparazione alle più basilari norme di primo soccorso.

Ikea: bimbo morto soffocato da un panino. Una sconfitta per tutta la società

E’ arrivata ieri sera la triste notizia, che nessuno sperava di sentire, della morte del piccolo Francesco, il bambino soffocato con un panino mangiato al ristorante Ikea del centro commerciale Porta di Roma.
Inimmaginabile il dolore dei genitori, che hanno perso il loro bambino, ma questo lutto rappresenta una sconfitta per l’intera società perché, purtroppo, ha dimostrato quanto manchino troppo spesso le nozioni di base essenziali per evitare incidenti di questo tipo.

Ci si preoccupa tanto di seguire, com’è giusto che sia, la donna durante la sua gravidanza con una serie di esami e di controlli, ma ci si disinteressa, invece, della vita del bambino dopo la nascita nel suo progressivo inserimento nella società. I genitori, infatti, dopo la nascita del loro piccolo divengono responsabili della sua vita e, spesso, come è successo alla mamma di Francesco, non sono preparati a gestire eventi che, purtroppo, possono verificarsi.
La mamma del piccolo, ad esempio, ha fatto quello che non bisognerebbe mai fare in casi di soffocamento da cibo, ovvero cercare di recuperare manualmente la parte di cibo che ostruisce le vie respiratorie. In questo modo, infatti, la donna ha involontariamente spinto più in basso nel canale l’ostruzione, peggiorando di fatto la situazione. In casi di questo tipo, invece, bisognerebbe intervenire in maniera tempestiva con manovre anti soffocamento come la manovra di Heimlich che spesso può risultare provvidenziale, tramite la quale l’ostruzione viene spinta verso l’esterno con una pressione esercitata sul diaframma.
Piccoli accorgimenti che, in casi come questo, possono salvare una vita ed a cui dovrebbero essere istruiti non soltanto i genitori ma anche il personale che lavora a contatto con il pubblico, che spesso può trovarsi in situazioni di questo tipo. Si tratta di corsi di breve durata, ma che impartiscono nozioni di base di pronto soccorso.

Nel caso del piccolo Francesco, inoltre, emerge un altro problema comune a molti centri abitativi: la lentezza dei soccorsi. Il piccolo, infatti, ha dovuto attendere ben tredici minuti perché arrivassero i medici del 118. Gli inquirenti dovranno, adesso, accertare il motivo di questa attesa e stabilire eventuali responsabilità nell’accaduto.

Quel che resta è la tragedia che ha investito questo bambino spezzando la sua giovane vita. Sicuramente con qualche accorgimento in più tutto funzionerebbe meglio e si potrebbero evitare situazioni di questo tipo.

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