Non si sa quale sia stata la fine del corpo chiuso, rannicchiato nella valigia ritrovata sotto il cavalcavia, tra le campagne di Alice Castello (Vercelli), ma ora si sa con certezza che risale dai 6 agli 8 mesi fa. L’autopsia effettuata chiarisce un paio di aspetti: in particolare, il sesso ed elementi utili che servono a capire se sia stata una morte violenta, oppure no.
Ad intravedere quel borsone di tela in zona Sorti era stato un cacciatore, impegnato in una battuta nei boschi con alcuni compagni, in una zona poco distante dalla vecchia discarica. Pensando che all’interno vi fosse un animale, e non potendo sapere che invece conteneva un cadavere in avanzato stato di decomposizione, attese fino al rientro a casa, di sera, prima di chiamare i carabinieri. Prolungò, così, di altre ore il giallo.
L’ipotesi era che qualcuno avesse lanciato quel borsone giù da una piazzola, sulla bretella autostradale. Si pensava ad un modo ideale per confondere le acque, dato che la vittima poteva essere stata di qualsiasi altra città.
In mancanza di una vera pista da seguire, i carabinieri effettuarono sopralluoghi nelle campagne e nei sentieri accanto alla provinciale tra Alice Castello e Cavaglià, per trovare tracce utili.
Ora, è stato finalmente identificato il cadavere ritrovato nella valigia. È di una donna – scomparsa nell’ottobre 2016 – di Tronzano (Vercelli). Si chiama Franca Musso, di 54 anni, la cui scomparsa venne denunciata dai familiari il 16 ottobre 2016. Da quel giorno, non ci furono più notizie né tracce di lei. A farla identificare dal medico legale è stata la protesi dentale.
La donna viveva da sola in un cascinale, e non lavorava. Si sa solo che di fatto sparì nel nulla, e che le ricerche risultarono vane. Gli accertamenti scientifici, da parte del Ris dei carabinieri di Parma e della stessa anatomopatologa del caso di Yara Gambirasio, sono ancora in corso.