I medici stranieri non vogliono più lavorare in Italia

Il contesto è aggravato da difficoltà nel reclutamento di personale sanitario, con bandi pubblici che attirano poche candidature e una tendenza a ricorrere a professionisti stranieri attraverso contratti temporanei.

I medici stranieri non vogliono più lavorare in Italia

Nel panorama della sanità italiana, caratterizzata da liste d’attesa interminabili e da un reclutamento emergenziale di personale sanitario dai più svariati angoli del mondo, emerge il paradosso narrato da Andi Nganso, medico di origine camerunese e cittadino italiano dal 2022. Arrivato in Italia all’età di 18 anni, Nganso ha percorso il suo iter formativo a Varese, dedicandosi successivamente al lavoro in prima linea con la Croce Rossa Italiana e altri enti umanitari, fino a specializzarsi in anestesia all’Università di Trieste.

La questione che Nganso pone all’attenzione è la crescente tendenza dei medici, soprattutto quelli di origine straniera come lui, a lasciare l’Italia per destinazioni ritenute più favorevoli, come i Paesi del Nord Europa. Il problema non si riduce alla semplice mancanza di concorsi per non cittadini italiani o a questioni economiche, ma si estende a sfide più complesse legate all’integrazione e al riconoscimento dei diritti, come la cittadinanza per i figli nati in Italia.

Questo fenomeno si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà nel reclutamento di personale sanitario, evidenziato dall’esigua risposta ai bandi pubblici per l’assunzione di medici. La Regione Sicilia, per esempio, ha recentemente promosso un bando per il reclutamento di quasi 1500 medici, ricevendo però una risposta minore rispetto al fabbisogno. Tale scarsa adesione sottolinea come le condizioni offerte dalla sanità pubblica italiana non siano più competitive a livello internazionale.

In risposta a questa carenza, molte regioni italiane hanno adottato la strategia di reclutare massicciamente professionisti stranieri, spesso attraverso contratti temporanei, come sottolineato da Faod Aodi, presidente dell’Associazione Italiana Medici di Origine Straniera (Amsi). Tuttavia, questo approccio non sembra sufficiente a risolvere il problema strutturale della sanità italiana, aggravato dalla pandemia di Covid-19 e dal persistente ricorso a personale a contratto.

La situazione attuale richiede quindi una riflessione approfondita e un rinnovato impegno per creare un sistema sanitario che sappia valorizzare e trattenere i talenti formati all’interno dei propri confini, garantendo condizioni di lavoro e di vita adeguate per tutti i professionisti del settore, a prescindere dalla loro origine.

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