I Medici con l’Africa Cuamm: "L’Africa ha bisogno di una spinta, ma non chiede assistenzialismo"

Presentati ad Assago (Milano) i risultati dei progetti di Medici con l’Africa Cuamm. 55.209 parti assistiti nel primo anno di "Prima le mamme e i bambini: 1.000 di questi giorni".

I Medici con l’Africa Cuamm: "L’Africa ha bisogno di una spinta, ma non chiede assistenzialismo"

Dal 1950 i Medici con l’Africa Cuamm prestano il loro servizio di volontariato in Africa; l’ultimo dei progetti che stanno seguendo è “Prima le mamme e i bambini. Mille di questi giorni“. L’organizzazione non governativa in tutti questi anni ha inviato 1600 medici e operatori sanitari, provenienti da tutta Italia, nei paesi più poveri del mondo.

Don Dante Carraro, il direttore, spiega che a partire dall’idea che i primi mille giorni – per mamma e nascituro – sono fondamentali, vanno “dal concepimento al secondo anno del bambino”. E continua: “Una donna incinta che non mangia in maniera adeguata dà vita a un bimbo già denutrito che si ammalerà facilmente e rimarrà comunque in ritardo su tutto. È su questo che concentriamo la nostra attività in sette Paesi e dieci ospedali e distretti sanitari africani”.

Proprio oggi, 11 novembre ad Assago (Milano), nell’incontro annuale a cui hanno partecipato anche Paolo Gentiloni, Mario Draghi, Beppe Sala e Romano Prodi, sono stati presentati i risultati del progetto “Prima le mamme e i bambini: 1.000 di questi giorni“. I dati riportati sono molto soddisfacenti: i parti assistiti sono stati 55.209, sono stati trattati 2.410 bambini malnutriti gravi e 17.167 malnutriti cronici in sette Paesi africani: Etiopia, Sud Sudan, Uganda, Tanzania, Mozambico, Angola, Sierra Leone.

Le future mamme raggiunte sono state 320 mila. E’ volontà dell’organizzazione continuare ad assisterle e ad accompagnarle in modo da evitare la morte dei piccoli o il deficit di sviluppo a 60 mila bambini. Un parto assistito, riferisce don Carraro, nei Paesi dove i medici volontari sono presenti, costa 40 euro. L’obiettivo del Cuamm, grazie anche all’aiuto finanziario di singoli donatori e di note fondazioni bancarie è quello di aiutare le popolazioni ad organizzarsi in modo autonomo e autosufficiente.

Beatrice Buratti, ostetrica 36enne dell’ospedale di Novara ha raccontato la sua esperienza in Angola: “Si tratta di una struttura che può ospitare quelle donne che si avvicinano all’ora del parto con aiuti alimentari, medici e, naturalmente, nel momento decisivo, garantiscono tutto quelle che serve a mettere al mondo una vita in relativa sicurezza”. Ed è proprio Beatrice Buratti a riferire che le donne arrivavano stremate in ambulatorio e se inizialmente si chiedeva perché, poi si è resa conto che arrivavano in groppa a un asino o a un bue… spiegato anche perché alcune all’arrivo avevano già partorito.

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