Secondo la Corte dei Conti italiana sempre più giovani laureati, decidono di lasciare il Paese, per cercare prospettive migliori, un lavoro meglio retribuito e adeguato, si stima che sia piu del 41% rispetto al 2013. Il nostro Paese non lascia ben sperare, nel raggiungere un posto di lavoro dopo la laurea e per questo si desiste.
Le aziende si lamentano della mancanza di personale, addirittura non si trovano più camerieri e lavori stagionali, e gli impieghi part time il week end raggiungono cifre davvero basse, per cui i giovani non sono più ben disposti a scegliere determinati lavori. Soprattutto l’abbandono scolastico universitario tende a preoccupare, le famiglie meno abbienti infatti non hanno risorse per poter provvedere al pagamento delle onerose tasse universitarie, le più alte in Italia, rispetto all’Europa.
Particolare riguardo si da alla ricerca italiana, pochi fondi sono infatti stanziati rispetto alla media europea, per permettere ai giovani ricercatori di proseguire, In più, la notevole percentuale del lavoro precario nel settore della ricerca determina la dispersione delle professionalità formatesi nel settore.
Risultano, poi, ancora poco sviluppati i programmi di istruzione e formazione professionale, le lauree professionalizzanti in edilizia e ambiente, energia e trasporti, ingegneria, e mancano i laureati in discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e questo incide negativamente sul tasso di occupazione.
C’è da dire anche che in quest’anno di pandemia, si sono persi molti posti di lavoro, e questo ha inciso molto, sulla decisione che hanno preso molti giovani. I governi hanno stanziato progetti, ma questo è ancora troppo poco per un Paese, che a livello europeo, arranca troppo rispetto agli altri, c’è bisogno di sovvenzioni statali, di mettere in campo più riforme nel mondo del lavoro, per uno sviluppo economico del Paese. Se i giovani italiani emigreranno in massa, questo comporterà un disfacimento della forza lavoro.