Capalbio, emblema di una sinistra manierista affettata nel proprio apparire progressista più che esserlo, ha eretto il proprio simbolo ipocrita: nella campagna di Garavicchio si è materializzata “La Nave della Tolleranza”, simbolo di pace e solidarietà. La nave si fa notare, è alta 8 metri, lunga 27 e pesa ben 8 tonnellate: Jacaranda Caracciolo Falck, l’ha desiderata e posizionata nel “Giardino dei Tarocchi”, quello che espone le opere di Niki de Saint Phalle.
Il progetto, nato nel 2005, dopo aver presenziato a Venezia, Mosca, Londra, New York e Roma è stato catapultato a Capalbio. La nave è stata definita:”l’esempio del dialogo fra i popoli, dell’integrazione delle persone che appartengono a razze diverse, culture diverse, della difesa e del rispetto dei diritti civili e dell’uguaglianza”.
A Cabalbio vengono accolte solo le navi vuote: era l’agosto 2016, un bando di accoglienza aveva stabilito che cinquanta migranti richiedenti asilo dovessero essere trasferiti a Capalbio, presso il condominio “Il Leccio”, piazza Magenta alle porte, il sancta sanctorum delle presentazioni di libri in cui occorre esserci per essere qualcuno, covo di intellettuali di sinistra dalle masturbazioni mentali infinite.
Le polemiche fioccarono, immediate, con eccellente maestria si cercò di allontanarli, non esprimendo, mai esplicitamente la sostanza, “non li vogliamo”: i migranti scesero da cinquanta a trenta, per arrivare a 10, residenza lontana da Capalbio, in periferia.
Comprendemmo che le dure battaglie in difesa del diritto di aiutare e sostenere i profughi avevano una condizione: accoglienza lontana dalla vista. Ufficialmente si dice che ne vennero presi una decina, nella realtà paiono fantasmi, alcuno li ha visti. Nessun migrante nel piccolo borgo di Capalbio, i radical-chic hanno vinto.
La storia divenne un caso nazionale, gli stessi che aveva partecipato ad estenuanti marce per la solidarietà, si rivelavano i medesimi pronti a non accettare, prossimi agli ombrelloni griffati, i migranti. Il mantra dell’accoglienza venne modificato: consono solo in taluni ambienti.