Green Hill: pm chiede condanna dei vertici per la morte di 6000 beagle in 4 anni

La Procura di Brescia ha chiesto pene tra i due anni e i tre anni e mezzo per i responsabili dell'allevamento Green Hill di Montichiari. Gli imputati sono accusati di aver sacrificato gli animali

Green Hill: pm chiede condanna dei vertici per la morte di 6000 beagle in 4 anni

E’ arrivato quasi alla conclusione il processo a Brescia contro i vertici di Green Hill, ovvero l’allevamento di cani beagle che erano utilizzati negli esperimenti scientifici. L’allevamento era stato infatti chiuso nell’estate del 2012 e adesso sono state emanate le condanne per i responsabili. Inizialmente le pene richieste andavano dai due ai tre anni e mezzo e alla fine della requisitoria, il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani ha chiesto condanne pesanti per i quattro imputati: i gestori di Green Hill 2001 della Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group, Ghislane Rondot e Bernard Gotti sono stati rispettivamente condannati a tre anni e a due. Per Roberto Bravi sono stati richiesti due anni e si aspetta la richiesta di una pena di almeno sei mesi per Renzo Graziosi, il primo direttore e il secondo veterinario dell’allevamento. 

Dalla ricostruzione fatta dal magistrato è emerso che “all’interno di Green Hill c’era una strategia precisa. Non c’era alcun interesse a curare i cani malati. Le cure avrebbero potuto alterare i parametri per la sperimentazione. I cani andavano quindi sacrificati”. L’accusa è quindi parla di maltrattamento e uccisione di animale e secondo i legali ben 6.023 beagle sarebbero stati uccisi all’interno della struttura nel periodo che va dal 2008 al 2012, contro i 98 morti dopo che l’allevamento è stato posto sotto sequestro.

Si deve attendere il 23 gennaio per la sentenza che sarà emessa davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia. I legali difensori dei quattro imputati hanno avanzato la richiesta di assoluzione perché, secondo loro, il fatto non sussiste. A parlare è l’avvocato Luigi Frattini, legale dei vertici di Green Hill, che afferma con convinzione: “Non ci sono state violazioni. E qualora non fossero state rispettate alcune norme scatterebbe solo una sanzione amministrativa. Inoltre non c’è stata condotta dolosa”.

Il caso è seguito dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani che ha chiesto la condanna e ha riconosciuto l’accusa nei  loro confronti di maltrattamento e uccisione di animale. La difesa è ben decisa a sostenere la non colpevolezza e ritiene dunque che le accuse siano infondate in quanto gli animali non sarebbero stati uccisi e nessuna violazione è stata compiuta ai loro danni. Si attende dunque la sentenza per chiarire questa vicenda.

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