Le condizioni del cardinale Dionigi Tettamanzi, 83 anni a marzo, arcivescovo di Milano dal 2002 al 2011, nel corso degli ultimi giorni si sono aggravate. Invitando la Diocesi alla preghiera per l’arcivescovo emerito, ieri mattina il cardinale Angelo Scola e monsignor Mario Delpini, arcivescovo del capoluogo lombardo dal mese scorso, con queste parole hanno dato il comunicato sulle gravi condizioni di salute: “Invitiamo tutta la comunità diocesana e coloro che lo stimano a pregare per lui in quest’ora di prova“.
Tettamanzi si trova in Brianza, a Villa Sacro Cuore di Triuggio, la “Casa di spiritualità della Diocesi”, dove egli aveva scelto di ritirarsi alla fine del suo mandato.
A Tettamanzi venne chiesto, nel 2002, di raccogliere il testimone dal cardinale Carlo Maria Martini, uomo di alto spessore intellettuale e rinomato biblista, che con i suoi scritti e le sue parole sferzò la città e la comunità dei fedeli, portandoli a interrogarsi sul senso della fede, e su quale fosse il compito concreto dei cristiani.
Tettamanzi allora si presentò senza pretese, nella semplice tipica del suo carattere, umile e sincero, aperto a tutti, gentile e tenace, pronto a far fronte alle difficoltà di chi si rivolgeva a lui. Lo ritroviamo negli anni del suo episcopato a fianco degli ultimi nella società, in particolare degli emarginati e degli immigrati. I suoi temi preferiti, forse mai urlati dal pulpito, ma profusi con pacatezza nei suoi discorsi e scritti, furono la carità e l’amore per gli altri, i bambini, il lavoro, i malati, i detenuti, i migranti, sempre aperto ad includere mai ad escludere.
C’è sempre stata una parola di conforto, di partecipazione, per tutti coloro che – nella sofferenza – hanno chiesto di incontrarlo: dalle persone disperate a causa di un lutto a quelle angosciate per la perdita del lavoro. Quest’ultimo tema, la disoccupazione, era per il Cardinale un vero e proprio male da combattere e, per questo, ha costituito il “Fondo famiglia-lavoro”, al fine di aiutare chi, colpito dalla crisi economica, si trovava nella difficoltà. Lo stesso Tettamanzi ci mise del suo per aprire il fondo: un milione di euro.
In queste ore, la sua salute si è aggravata per una malattia, ma Milano e le diocesi guidate prima, Ancona-Osimo e Genova, lo ricordano, gli stanno accanto con la preghiera e l’affetto.