Giovanni Falcone, magistrato nella lotta alla mafia siciliana, è stato ucciso 30 anni fa. I commenti di Falcone sulla mafia sono stati rivelati dall’agenzia di stampa italiana Askanews. “Cosa Nostra non sbaglia un omicidio“, ha detto Falcone in un audio, “Il nostro errore è crederli innocenti, perché, nella loro mente, gli innocenti sono tutti i nemici della mafia”. In un’intervista trasmessa in esclusiva dall’agenzia di stampa Askanews, Giovanni Falcone racconta liberamente la rete tentacolare della mafia. L’epicentro dell’attività mafiosa è Palermo. Parla anche dei legami tra uomini d’onore e voto elettorale, delle nuove sfide che si presentano con la riforma del codice di procedura penale, dell’organizzazione “unica e unitaria” di Cosa Nostra. Parla anche del ruolo di Toto Riina, del Pippo Calò, degli estenuanti interrogatori del pentito Tommaso Buscetta.
Giovanni Falcone parlò nel marzo 1989 di mafia. Il testo è la trascrizione di uno dei discorsi di Giovanni Falcone in cui descrive Cosa Nostra come un’organizzazione radiale che persegue i suoi obiettivi con ogni mezzo. Il discorso è stato pronunciato pochi mesi prima della sua morte. Il discorso è stato recuperato e conserva il messaggio originale e profetico che Cosa Nostra è un gruppo anticonformista senza etica. È un documento straordinario ed esclusivo. Fa parte del patrimonio delle Strage di Capaci e di via D’Amelio. Ci sono molte verità ancora da scoprire. Non c’è finora nessun omicidio sbagliato all’interno di Cosa Nostra, ha detto Falcone, solo pochi mesi dopo che l’attacco all’Addaura era stato sventato.
Nel dicembre del 1990 Paolo Borsellino ha sostituito Giovanni Falcone come giudice antimafia italiano. Due anni prima, Falcone era stato coinvolto nel “Maxi processo” di mafiosi siciliani a Palermo, dove l’élite mafiosa era stata pesantemente condannata. Prima del suo sostituto, Falcone ha raccontato ai suoi colleghi approfondimenti sulla comprensione delle implicazioni sociali della mafia. L’epicentro della mafia è Palermo. “Piaccia o no… c’è un’organizzazione unica e unitaria che è Cosa Nostra. Ed è l’associazione mafiosa. L’organizzazione di Cosa Nostra è una cosa che investe così tanto tutto il territorio in una rete che basta che solo alcuni diano gli ordini, tutto il resto diventa automatico”.
In un lungo intervento, Giovanni Falcone delinea i rapporti tra clan, uomini d’onore e organizzazioni mafiose tra Sicilia e Stati Uniti, mostrando quanto il “corto” Totò Riina sia il leader: “Giuseppe Gambino, parlando del corto, cioè Totò Riina, dice che non una foglia si muoverà senza il benestare del corto”, dice Falcone. Il riferimento al corto Riina è una metafora: il corto Riina è il leader assoluto della mafia siciliana, il vero boss dei boss. Falcone spiega che esiste un consiglio di governo formato dai capi delle famiglie criminali di Palermo e degli Stati Uniti. Il consiglio direttivo è formato da Riina, Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano, Salvatore Riina, Matteo Messina Denaro, Michele spara’ Greco, Emanuele D’Agostino e il boss americano, Salvatore Gravano. Il capo dei capi è il capo del consiglio direttivo.
E poi il boss mafioso Pippo Calò che è stato importante a Roma, avendo contatti molto importanti con la criminalità locale, in particolare la banda della Magliana. Non era il cassiere della mafia, ma era lui stesso consulente finanziario. Giovanni Falcone svela per la prima volta le difficili condizioni emotive subite da Tommaso Buscetta, il “capo dei due mondi”, che in centinaia di pagine di minuti è stato il primo a raccontargli le logiche e l’organigramma di Cosa Nostra: “Buscetta era un uomo distrutto. Isolato dalla famiglia e dagli amici, senza un soldo e nel mezzo di una guerra, era diventato un cadavere ambulante”. Il magistrato Giovanni Falcone è stato un grande sostenitore della riforma del processo penale.