La persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti fece passare in secondo piano la violenza contro altri gruppi che i tedeschi consideravano razze inferiori, come i rom, i polacchi, gli omosessuali e i disabili. Tra questi c’erano anche i testimoni di Geova, rinchiusi nei campi di concentramento e sottoposti a torture e uccisioni a motivo della loro neutralità politica.
Secondo gli storici, infatti, furono migliaia i testimoni di Geova che rifiutarono di fare compromessi con il regime nazista pagandone lo scotto. Dati approssimativi parlano di 4.200 Testimoni finiti nei campi di prigionia, di cui 1.600 persero la vita. I nazisti cercarono anche di piegare la loro resistenza, prospettando la liberazione a patto però che firmassero un documento in cui rinnegavano la loro fede. Pochi lo fecero, la maggior parte di loro, invece, restò fedele alle proprie convinzioni.
Tuttavia, c’è un interessante retroscena dietro le persecuzioni dei testimoni di Geova. Un retroscena spiegato dalla dottoressa Christine King, vice rettore dell’Università inglese dello Staffordshire, che ha dedicato allo studio delle religioni nei campi nazisti buona parte delle sue ricerche. La King, in un suo libro, spiegò i veri motivi del conflitto fra il movimento dei testimoni di Geova e il partito del nazional-socialismo: “Si trattava di un conflitto fra due sistemi che l’esasperato totalitarismo che li caratterizzava rendeva molto simili fra di loro, e che non potevano certamente coesistere insieme in Germania. Entrambi erano nuovi, entrambi condividevano una veduta totalitaria del mondo ed erano fortemente autoritari; entrambi erano millenaristi, fondamentalisti, messianici, anti intellettuali; entrambi esigevano una fanatica devozione da parte dei loro seguaci; entrambi erano alieni dai compromessi … Himmler una volta sottolineò che i Testimoni sarebbero stati un ottimo esempio per le SS a motivo della loro fanatica devozione al loro movimento e al Messia”.
La dottoressa King, pertanto, presentò la rivalità tra nazisti e testimoni di Geova come uno scontro tra due sistemi che avevano una visione “totalitaria” della vita. Secondo la studiosa, infatti, la vera ragione della frattura tra i testimoni di Geova e il regime nazista non stava tanto nella neutralità politica sventolata dai primi, ma nella rivalità fra due movimenti non disposti al compromesso con i nemici e che richiedevano ai loro aderenti una cieca e indiscussa ubbidienza perché convinti di essere gli unici detentori della verità.
Questo spinse i nazisti a mettere i testimoni di Geova sullo stesso piano degli oppositori politici e quindi a perseguirarli come tali. Una teoria confermata dal fatto che, mentre agli altri movimenti religiosi, più saggi e più prudenti, fu concessa libertà di culto, anche senza necessità di compromessi di natura politica o militare, ai testimoni di Geova questo fu vietato, perché la loro visione del mondo rivaleggiava con quella dei nazisti, dipingendoli come nemici da eliminare e da annientare.