Giornalisti portati in questura durante una manifestazione: è bufera sulla polizia

Le precisazioni delle forze di polizia non sembrano placare le polemiche sulla gestione dell'ordine pubblico. L'opposizione ha chiesto al ministro dell'Interno di riferire in Aula, mentre cresce il dibattito sul rispetto della libertà di stampa.

Giornalisti portati in questura durante una manifestazione: è bufera sulla polizia

Nella mattinata di giovedì 23 maggio, tre giornalisti che stavano documentando una protesta degli attivisti di “Ultima Generazione” a Roma sono stati fermati, identificati e portati in questura. L’episodio, avvenuto in via XX Settembre, ha coinvolto Angela Nittoli, videomaker del “Fatto Quotidiano“, Massimo Barsoum, fotografo freelance del “Corriere della Sera“, e Roberto Di Matteo, videomaker freelance.

Secondo la ricostruzione fornita dalla giornalista Angela Nittoli al “Fatto Quotidiano”, i tre si sarebbero immediatamente identificati come giornalisti, ma sarebbero stati comunque allontanati e trattenuti per mezz’orain attesa di verifiche“, durante le quali è stato loro impedito l’uso dei cellulari. Successivamente, sono stati trasferiti al commissariato di Castro Pretorio, dove sono stati perquisiti e trattenuti per due ore in una piccola cella di sicurezza, sotto sorveglianza. Questo trattamento ha sollevato forti polemiche sull’operato della Polizia di Stato.

La Segreteria nazionale di Slc Cgil ha definito “inaccettabile un fermo di polizia condotto nei confronti di chi ha il compito di informare e di documentare i fatti del Paese“, giudicando questo comportamento lesivo della libertà di stampa, un fondamento di un paese democratico e liberale. L’Fnsi, il principale sindacato dei giornalisti italiani, ha sottolineato che quanto accaduto rappresenta “una palese violazione delle leggi sulla stampa e dell’articolo 21 della Costituzione“, configurandosi come censura preventiva e violazione del dovere di informare.

Nicola Fratoianni di Avs ha chiesto risposte chiare dai vertici della questura di Roma, dal Viminale e dal governo, citando altri episodi simili avvenuti recentemente. Anche M5s e Pd hanno espresso preoccupazione, con Andrea Orlando che ha invitato a non sottovalutare questi episodi che rischiano di compromettere diritti fondamentali come quello all’informazione.

La questura ha fornito una versione dei fatti che contrasta con quella dei giornalisti. Secondo una nota rilasciata dalle forze dell’ordine, i tre non avrebbero dichiarato o dimostrato di essere giornalisti, esibendo unicamente la carta di identità. La polizia ha sottolineato che altri professionisti, che hanno mostrato il tesserino, hanno potuto continuare il loro lavoro senza problemi.

Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha precisato che “non è mai stata data una direttiva operativa che preveda l’identificazione di giornalisti e operatori dell’informazione in occasione di manifestazioni pubbliche“, aggiungendo che episodi di identificazione sono avvenuti solo in contesti dove la qualifica di giornalista non era stata dichiarata o dimostrata.

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