La paura che la storia con il fidanzato potesse finire, l’angoscia che lui la lasciasse ha fatto scattare una terribile molla nella mente di Ana Rosa Mora, una diciottenne di Chicago che da semplice ragazza si è trasformata in spietata infanticida. Così per il suo bimbo nato sabato sera, non c’è stato scampo. Lo ha partorito e con placenta e cordone ancora attaccati, lo ha infilato in un grande sacco di plastica che poi ha chiuso e ha depositato il tutto nei rifiuti dietro la propria abitazione.
Sembra che il bambino fosse nato vivo, questa è la versione dei sanitari che lo hanno rilevato dalle mani del muratore che dopo poche ore lo ha ritrovato per caso passando nei paraggi. Purtroppo al ritrovamento il neonato era già morto; causa del decesso sarebbe stato il soffocamento causato dal sacco di plastica chiuso in cui era stato inserito.
Incredibile anche il comportamento glaciale se non folle della giovanissima donna; dopo essersi disfatta del bambino, incurante della sua sorte, è tornata a letto. Il lunedì successivo si è recata normalmente a scuola dove ha mostrato la foto di un neonato a compagni di scuola ed insegnanti per spiegare la scomparsa del suo pancione. Due vite spezzate per una banale paura, quella di essere scoperta e lasciata dal suo attuale ragazzo perché il bambino non è stato concepito con lui ma con il suo predecessore.
Il timore di essere scoperta come infedele dunque è alla base di tutto. La 18enne ha pensato che il suo bambino potesse somigliare al padre, cioè al suo ex e, qualora il suo attuale ragazzo l’avesse scoperto l’avrebbe molto probabilmente lasciata. La soluzione a questo problema per lei non è stata quella che spesso, nel bene o nel male adoperano tante altre ragazze, ossia portare il neonato in un luogo sicuro; per lei la cosa migliore è stata quella di scaricarlo come un qualunque rifiuto.
Purtroppo si è tradita nel modo più ingenuo possibile: una volta che nel quartiere si è andata diffondendo la voce del ritrovamento del piccolo cadavere, ha cominciato a chiedere agli insegnanti se le ricerche della polizia potevano condurre alla madre grazie al test del dna. Facile per una delle professoresse collegare le domande della giovane con la morte del neonato. Contattato il poliziotto di quartiere, dopo poco il detective che conduce le indagini ha fatto crollare Ana sotto interrogatorio. Per lei l’accusa è di omicidio di primo grado e c’è da credere che il fidanzato la lascerà lo stesso.