Nel comune di Lavagna si è svolto un processo per dei fatti avvenuti alcuni anni fa: il reato ipotizzato era abusi sessuali tra le mura domestiche. Durante le fasi processuali è emerso un inquietante retroscena: la madre aveva un calendario dove riportava i giorni in cui la figlia di 12 anni deveva subire gli stupri dal patrigno. La ragazzina a 16 anni scappa dalla madre e si rifugia dal padre biologico, ma anche qui subisce le violenze sessuali da colui che avrebbe dovuto difenderla.
Il tribunale di Genova ha condannato la madre ed il patrigno a 10 anni di carcere ed il padre biologico a 4 anni di carcere. I reati contestati sono “violenza sessuale”. I fatti sono iniziati sette anni fa: all’epoca la ragazza aveva 12 anni ed ha continuato a subire violenze sessuali le sevizie del patrigno, e del padre, con la complicità della madre, fino all’età di 18 anni.
Dopo la separazione dei genitori, la dodicenne viene affidata alla madre ed al patrigno: insieme vanno a vivere nello spezzino in Val di Vara, ma qui inizia a subire gli abusi sessuali davanti agli occhi della madre che, invece di denunciare, compilava il “calendario del sesso” per dividersi il compagno con la figlia. La ragazza ha trovato la forza di fare la sua prima denuncia all’età di 16 anni: all’epoca ha raccontato ai servizi sociali quanto stesse subendo dalla madre e dal patrigno e, per questo, i servizi sociali la portarono via da quella casa, affidandola al padre residente nel Levante Ligure.
All’età di 18 anni la ragazza viene ricoverata in ospedale a Lavagna: qui i medici riscontrano la presenza di segni di stupro ed attivano immediatamente i carabinieri per raccogliere le prove definite inoppugnabili. La ragazza ha raccontato ai medici: “ Vivevo con mamma e il suo fidanzato, nello spezzino, avevo 12 anni quando il mio patrigno ha iniziato ad abusare di me. All’età di 16 anni sono stata affidata a mio padre ma anche lui ha iniziato a violentarmi”.
Gli inquirenti hanno immediatamente ritenuto genuina ed attendibile la testimonianza della ragazza che, nonostante il danno psicologico provocato da anni di abusi, ha permesso di costruire l’impianto accusatorio. Oltre alla testimonianza della ragazza, gli inquirenti sono riusciti ad ottenere la confessione del patrigno. Dalle indagini è emerso chiaramente che la madre organizzava, utilizzando un calendario, i giorni in cui la figlia di 12 anni doveva subire le violenze sessuali del patrigno. Un giorno, la ragazza decide di allontanarsi dalla madre e del patrigno, e si è rifugiata dal padre, ma l’uomo invece di difenderla inizia a violentarla ripetutamente a sua volta.
Il 15 giugno, nel tardo pomeriggio, il giudice per le indagini preliminari Fabrizio Garofalo ha emesso la sentenza. I tre imputati hanno chiesto ed ottenuto il rito abbreviato, così da poter ottenere uno sconto di un terzo della pena. I tre imputati sono stati arrestati e condotti in carcere circa un anno fa, ma oggi sono liberi in attesa che venga confermata la sentenza nel secondo e nel terzo grado di giudizio, che dovrebbe essere di rispettivamente 10 anni per la madre ed il patrigno e di 4 anni per il padre.