Genova, crollo ponte Morandi, il papà di una vittima: "la vita di mio figlio non ha prezzo, voglio verità e giustizia"

Sono passati 2 anni e mezzo dal crollo del ponte Morandi e Roberto Battiloro chiede giustizia e verità sulla morte di suo figlio Giovanni, rifiutando qualsiasi risarcimento in denaro.

Genova, crollo ponte Morandi, il papà di una vittima: "la vita di mio figlio non ha prezzo, voglio verità e giustizia"

Ha detto un no secco a tutti coloro che hanno tentato di risarcigli la morte del figlio con somme di denaro anche ingenti, come 1 milione di euro, Roberto Battiloro, papà di Giovanni, una delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi. A 2 anni e mezzo di distanza dalla tragedia, papà Roberto è tornato a Genova per l’avvio del secondo incidente probatorio nell’ambito del processo per il disastro.

Giovanni se n’è andato per sempre, con i suoi sogni… lui che sognava di fare il giornalista, un mondo più equo e legale, lui che seguiva la cronaca nera e il Napoli. Le ultime parole del ragazzo, rivolte al padre, sono state: “Sono in direzione Ventimiglia, ti saluto papà, sta diluviando“.

Ed in effetti, dalla telecamera recuperata dal ponte, Giovanni ha filmato fino ai 7 minuti precedenti il disastro e c’era un tempo nero. Il giovane, partito da Torre del Greco, in provincia di Napoli, si stava recando in Spagna con altri tre amici, anche loro deceduti: Matteo Bertonati, Antonio Stanzione e Gerardo Esposito, quella maledetta mattina del 14 agosto.

Il ritorno di Roberto a Genova 

Roberto Battiloro ribadisce di non volere risarcimenti, che questo non è un Superenalotto, rivelandosi sorpreso di come gli avvocati di Aspi siano riusciti a “comprarsi” 40 famiglie, contattandole e proponendo loro offerte importanti, come quella proposta a lui, da 1 milione di euro. Per lui tornare a Genova è come ripercorrere la sua ultima volta, dove si è trovato a vegliare su 40 bare, tanto da scegliere di non attraversare il nuovo ponte per arrivare in Liguria in auto, perchè la giustizia non è stata veloce quanto la ricostruzione. 

Roberto dice di aver sempre detto ai suoi legali di rifiutare ogni risarcimento perchè l’anima di un figlio non si compra e, stamattina, a Genova, chiede giustizia e verità (non a caso ha depositato una perizia di parte, avvalendosi del suo consulente tecnico). Il suo è un grido disperato di un padre che vuole che il processo non rimanga appeso o impunito ma che i responsabili siano condannati.

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