Genitori accusati di violenza sulla figlia omosessuale: scagionati

Scagionata con formula piena una coppia che finì in carcere nel 2016, quando la figlia raccontò di essere stata maltrattata e abusata per la sua omosessualità.

Genitori accusati di violenza sulla figlia omosessuale: scagionati

“Meglio morta che lesbica, sarebbero queste le parole che la presunta vittima, trasformatasi in colpevole, si sarebbe sentita urlare addosso dalla madre, prima di essere violentata in camera dal padre. La violenza, a suo dire, sarebbe frutto della scoperta della sua omosessualità, attraverso alcuni messaggi trovati sul suo cellulare. Una storia agghiacciante, ma che, come è stato sancito in primo grado, si sarebbe rivelata del tutto falsa.

La giovane aveva denunciato di avere subito le violenze nel 2016, quando ormai era diventata maggiorenne, dichiarando: “Vennero a prendermi a scuola e mentre eravamo in macchina mi davano botte dappertutto. Una volta rientrati nella loro abitazione, il padre si sarebbe spogliato e avrebbe detto alla figlia: “Queste cose devi guardare, non le donne”. Fatti che, come ha stabilito il giudice, non hanno trovato alcun riscontro.

La difesa dei genitori ha smontato punto per punto tutti gli elementi delle accuse della presunta vittima. In effetti, fin dal primo momento ci sarebbero stati dei dubbi sulle dichiarazioni della ragazza, tanto che il gip Stefania Gallì che aveva disposto il carcere per i genitori, revocò la misura già subito dopo l’interrogatorio di garanzia.

Le accuse erano di maltrattamenti e stalking, ma il padre doveva rispondere anche di violenza sessuale su minore. Accuse che si sono rivelate assolutamente infondate grazie alle assoluzioni con formula piena.

Avrebbe quindi inventato tutto: le botte, le umiliazioni e persino lo stupro da parte del padre che, secondo l’accusa, avrebbe tentato di reprimere e punire la sua omosessualità. Menzogne che avevano determinato per i genitori il carcere e che invece avevano soltanto lo scopo di appropriarsi dell’attività commerciale e dei soldi della famiglia. Il padre e la madre della giovane sono stati assolti dal gup di Termini Imerese – che li ha processati con il rito abbreviato – perché “il fatto non sussiste”.

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