Il parlamentare di Forza Italia e vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, a suo modo, ha fatto giurisprudenza. Sarà, infatti, il primo imputato per ingiuria a mezzo social network, e andrà a processo davanti al giudice di pace il prossimo 21 settembre: fino ad ora, il problema si era posto solo per il reato di diffamazione tramite Twitter e Facebook. Il motivo? Un cinguettio di troppo, che rischia di costar caro a Gasparri, che rischia “la reclusione fino a 6 mesi o 516 euro di multa per chi offende l’onore o il decoro di una persona presente o lo fa mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni diretti alla persona offesa”.
La storia risale al 2013, e si tratta di una diatriba tra Gasparri e Riccardo Puglisi, ricercatore universitario e nella direzione nazionale di Italia Unica. Ebbene, in uno scontro dai toni piuttosto accesi a colpi di tweet sulla questione della trattativa tra Stato e mafia, Gasparri accusa Scalfaro e Ciampi di essersi arresi alla mafia, con Puglisi che difende Ciampi attaccando a sua volta Gasparri: “mi ricordo quando @gasparripdl prese ‘mercati interbancari’ per ‘mercati dei Balcani'”. A quel punto, Gasparri scrive un messaggio privato a Puglisi dicendogli: “Ignorante presuntuoso mi fai vomitare“. Messaggio reso pubblico dal diretto interessato.
Gasparri rispose di “aver soprasseduto a denunciare Puglisi per non sovraccaricare uffici giudiziari che hanno ben più gravose incombenze alle quali adempiere”, pur scusandosi “per i toni utilizzati nella discussione, dovuti alla concitazione del momento“. Poi incalza: “Questa è una sciocchezza. Le pare che questura e procura si occupino di una roba del genere? Se va avanti questa inchiesta chiederò che si facciano processi per tutti quelli che mi hanno insultato finora. Potrei campare di rendita con tutte le offese che ho ricevuto. Non l’ho fatto finora, ma se è così, ne faccio un caso. E vediamo come finisce”.