Due ragazze nel fiore degli anni, così sono state uccise Gaia e Camilla, a sedici anni, la notte del 21 dicembre, dell’anno scorso a Roma, a Corso Francia, falciate da un suv guidato da Pietro Genovese, 20 enne, figlio del regista, una notte che non scorderà mai. Si trova agli arresti domiciliari.
Le due ragazze che avrebbero attraversato fuori dalle striscie, al buio, in un tratto poco illuminato, falciate in pieno dalla macchina. Ma è arrivata la sentenza, emessa dal gup Gaspare Sturzo; inizialmente erano stati chiesti cinque anni, dal pm Roberto Felici , ma secondo le indagini, il tasso alcolemico del ragazzo era sopra la media, inoltre guidava parlando al cellulare, a velocità sostenuta e non avrebbe minimamente notato le ragazze.
Condannato a otto anni di reclusione, per omicidio stradale plurimo, con rito abbreviato, dovrà ora scontare la sua pena. I genitori delle due ragazze si ritengono soddisfatti, nonostante siano affranti dalla scomparsa delle due , ma dicono che finalmente giustizia è stata fatta e che è stato dimostrato che le due attraversavano con il verde, e la colpa è stata tutta del Genovese.
Il ragazzo si è sempre difeso sostenendo di non aver minimamente visto le due ragazze, quella terribile notte, centrandole in pieno, né Gaia e Camilla potevano vedere il Suv in arrivo, né l’imputato poteva accorgersi delle due ragazze. La visibilità, è stato riconosciuto, era ostruita da un’auto (non è mai stato identificato il conducente) che era arrivata pochi secondi prima.
Il conducente aveva frenato accorgendosi delle sedicenni che attraversavano e riuscendo ad evitarle. È l’auto che Genovese supera da sinistra, travolgendo Gaia e Camilla che continuano la loro corsa. Una tragedia quindi che si poteva evitare se il ragazzo avese viaggiato a meno km orari dato che l’altra auto era riuscita a frenare, notando le due ragazze attraversare.