“Io sono uno degli 80 del VII NUCLEO. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte”. E’ questo il post-shock che Fabio Tortosa, poliziotto romano di 42 anni, ha inviato sulla sua pagina Facebook lo scorso 9 Aprile. Esattamente due giorni dopo la sentenza della Corte Europea di Strasburgo, che ha condannato l’operato della polizia definendolo “un atto di tortura”. Un’affermazione che ha suscitato reazioni di forte indignazione in tutto il Paese, a tal punto che persino Matteo Renzi ha voluto esprimersi a questo proposito: “Da Presidente del Consiglio e da Segretario del PD, il mio impegno è mettere il reato di tortura. Genova è stata una pagina terribile per quelli della mia generazione, ne porteranno i segni per sempre”.
Alle parole del Presidente del Consiglio ha fatto eco il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, il quale ha dichiarato: “Faremo presto chiarezza su fatti di simile gravità. Con tutta la celerità necessaria e con il dovuto rigore, valuteremo il comportamento del poliziotto”. Tortosa si è detto orgoglioso delle azioni compiute dalla polizia in quella nefasta sera del 21 Luglio 2001 alla scuola Diaz; fatti che l’Europa ha bollato inappellabilmente come “torture”, a tal punto che il vicequestore Michelangelo Fournier ribattezzò quella strage con l’appellativo di “macelleria messicana”.
Ma Fabio Tortosa, poliziotto del reparto mobile di Roma nonché dirigente sindacale del Consap (il sindacato della Polizia), non è stato l’unico a ricordare con piacevole nostalgia quei momenti: il suo post aveva infatti raccolto 190 “mi piace” dalla sua pubblicazione fino al pomeriggio di ieri, generando inoltre 194 commenti, molti dei quali del tenore di: “Ti ho invidiato! Grande!”, o “In quegli anni e specialmente in quei giorni ho vissuto dei momenti che resteranno indelebili nella mia mente e nel mio cuore…eravamo 80 ma la nostra forza era inarrestabile…80 torturatori con le palle piene de stemmerde. Ora non sono più con te Fabio come allora ma avrei dato chissà cosa per continuare a vivere con gente come te”.
Il giorno successivo, il 10 Aprile, Fabio Tortosa era tornato sull’argomento, scrivendo: “[…] sì, lo sappiamo che ci hanno inculato. Ma che importa? Non era la gloria quello che cercavamo. Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all’Italia, il mio Paese, un Paese che mi ha tradito ma che non tradirò”.
Lo zelante poliziotto non ha dunque dimenticato quel tragico giorno, in cui i manifestanti pacifici raccolti all’interno della scuola Diaz vennero selvaggiamente pestati, torturati ed umiliati dagli agenti in uniforme, al punto che alcuni di loro rimasero invalidi a vita (tra questi Arnaldo Cestaro, che all’epoca dei fatti aveva 62 anni, sul quale i poliziotti hanno infierito con tale violenza da avergli procurato danni irreparabili a gambe e braccia). E dopo la sentenza della Corte di Strasburgo, ha ritenuto opportuno rievocarli con piacere, condividendo un delirante amarcord con i compagni di macelleria su Facebook.