"Futuro Adesso": una panchina gialla per Regeni

A Trebisacce e a Castrovillari, a 5 anni dalla morte del giovane ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto, è stata installata una panchina gialla commemorativa.

"Futuro Adesso": una panchina gialla per Regeni

Una panchina gialla per Giulio Regeni, è questa l’iniziativa del movimento “Futuro Adesso” guidato da Pierluigi Abenante che ha proposto l’installazione commemorativa nelle piazze calabresi, in concerto con le amministrazioni comunali di Trebisacce e a Castrovillari, a 5 anni dalla morte del giovane ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto, morto per gli ideali di giustizia ed uguaglianza, inizialmente considerato dalla polizia egiziana come vittima di un incidente stradale, e successivamente decretato come omicidio per motivi personali o legati allo spaccio, puntando il dito contro i Fratelli Musulmani.

Nato a Trieste il 15 gennaio 1988 e cresciuto a Fiumicello in provincia di Udine, Giulio Regeni aveva studiato a lungo all’estero e al momento del rapimento stava conseguendo un dottorato di ricerca presso il Girton College dell’Università di Cambridge. 

Premiato per i suoi studi sul Medio Oriente e dopo aver già lavorato al Cairo per L’Unido, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale, era tornato in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti del Paese africano presso l’Università Americana del Cairo.

In alcuni articoli, scritti con uno pseudonimo per l’agenzia di stampa Nena News, aveva descritto la difficile situazione sindacale dopo la rivoluzione egiziana del 2011, e fu rapito proprio nel quinto anniversario delle proteste di piazza Tahir, la sera del 25 gennaio 2016, dopo aver inviato alle 19:41 un sms alla fidanzata in Ucraina, avvertendola che stava uscendo di casa per raggiungere piazza Tahir, dove era stato programmata la festa di compleanno di un amico.

Ma Giulio Regeni fu ritrovato senza vita nove giorni dopo, il 3 febbraio, in un fosso lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Il suo corpo presentava evidenti segni di tortura: bruciature di sigarette, incisioni con oggetti affilati, contusioni e abrasioni, lividi estesi, coltellate e numerose fratture ossee, e a marzo del 2016, la polizia egiziana uccise in una sparatoria quattro uomini, indicati come probabili responsabili del sequestro perché in possesso di una borsa contenente vari oggetti appartenuti a Regeni.

Secondo la Procura di Roma invece, gli uomini responsabili del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio sono quattro ufficiali della National security agency: Sabir Tariq, classe 1963, generale presso il Dipartimento della sicurezza nazionale, Ibrhaim Kamel Athar, classe 1968, colonnello, direttore di ispezione presso la Direzione della sicurezza di Wadi-Al-Jadid, Helmy Uhsam, classe 1968, colonnello, già in forza alla Direzione della sicurezza nazionale e Sharif Abdelal Maghdi, classe 1984, maggiore del servizio presso la sicurezza nazionale; ma l’eventualità di un processo, immotivato e senza prove per i magistrati del Cairo, non ha fatto che inasprire ulteriormente i rapporti diplomatici tra Egitto e Italia, già piuttosto tesi.

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