Dal prossimo 7 gennaio 2026 la Fontana di Trevi inaugura una nuova fase della sua storia, diventando ufficialmente accessibile a pagamento per i visitatori non residenti. Il simbolo più iconico di Roma, secondo monumento più visitato della Capitale dopo il Colosseo, sarà infatti regolato da un ticket dal costo simbolico di due euro, mentre per i cittadini romani l’ingresso resterà gratuito.
Una decisione che segna una svolta epocale e che si inserisce in una strategia più ampia pensata per gestire in modo più ordinato i flussi turistici. La misura nasce dall’esigenza di rispondere all’overtourism, un fenomeno che negli ultimi anni ha messo sotto pressione il centro storico di Roma. Ogni giorno migliaia di persone si riversano davanti alla Fontana di Trevi, rendendo difficile sia la fruizione dell’opera sia la tutela dell’area circostante. L’introduzione del biglietto, come spiegato da diverse fonti istituzionali, non ha l’obiettivo di limitare l’accesso, ma di renderlo più sostenibile e compatibile con la conservazione di un patrimonio unico al mondo.
In realtà il cambiamento è già iniziato. Da settimane la piazza è presidiata da steward incaricati di regolare gli ingressi e il deflusso dei visitatori. Dal 22 dicembre è stato introdotto un numero massimo di 400 persone presenti contemporaneamente nell’area più prossima alla fontana, una soluzione che ha anticipato il nuovo assetto definitivo.
Con l’entrata in vigore del biglietto, i percorsi saranno separati in modo chiaro: uno riservato ai residenti romani e uno destinato ai turisti, con strutture più eleganti e permanenti al posto delle transenne temporanee. I pagamenti potranno essere effettuati anche con carta, rendendo l’accesso rapido e digitale. Il modello scelto richiama da vicino quello già adottato per il Pantheon, dove dal luglio 2023 è in vigore un ticket da cinque euro.
Anche la data del 7 gennaio non è casuale, poiché permette di superare il periodo delle festività natalizie e di affrontare con maggiore organizzazione l’aumento dei visitatori legato al Giubileo. I numeri del turismo, del resto, continuano a crescere in modo costante, con centinaia di migliaia di arrivi concentrati nelle settimane di fine anno e un ulteriore incremento previsto per i mesi successivi. Dal punto di vista economico, l’operazione potrebbe generare risorse significative.
Le stime parlano di un potenziale introito di circa 20 milioni di euro all’anno, considerando che solo nei primi sei mesi dell’anno in corso gli accessi alla Fontana di Trevi hanno superato quota 5 milioni. Una cifra che potrebbe arrivare a 11 milioni complessivi nel 2025, superando persino i numeri del Pantheon. Fondi che, secondo il Campidoglio, potranno essere reinvestiti nella manutenzione, nei servizi e nella valorizzazione dell’offerta culturale cittadina.
Non mancano però le critiche. Il Codacons si è detto contrario alla monetizzazione di monumenti e spazi pubblici, sostenendo che le bellezze di Roma dovrebbero restare liberamente fruibili. L’associazione, pur esprimendo perplessità sul biglietto, appoggia invece l’idea degli accessi contingentati come strumento efficace per evitare sovraffollamenti e garantire una visita più piacevole. La Fontana di Trevi, progettata da Nicola Salvi come terminale monumentale dell’Acquedotto Vergine, si prepara dunque a un cambiamento che farà discutere, ma che potrebbe rappresentare un nuovo equilibrio tra tutela del patrimonio, qualità dell’esperienza e sostenibilità economica. Una piccola moneta, questa volta non lanciata nell’acqua, che potrebbe contribuire a preservare uno dei luoghi più amati al mondo.