Firenze: poliziotto si suicida in carcere, era accusato di tentato omicidio per la sparatoria alle Cascine

Si è impiccato in carcere il poliziotto 47enne che sparò, mentre era fuori servizio, ad un pusher 22enne originario del Gambia durante una lite. L'uomo e la compagna furono arrestati per resistenza a pubblico ufficiale durante la perquisizione della loro casa.

Firenze: poliziotto si suicida in carcere, era accusato di tentato omicidio per la sparatoria alle Cascine

Si è tolto la vita in carcere un poliziotto 46enne, detenuto per la sparatoria alla Cascine di Firenze lo scorso 19 maggio. Alle 9 del mattino, nonostante la presenza di molte persone che si trovavano nel parco per una passeggiata o per fare jogging, l’agente fuori servizio utilizzò la pistola d’ordinanza per sparare ad un pusher 22enne originario del Gambia durante una lite per motivi personali.

L’uomo, in borghese, aveva avuto un litigio con il migrante per motivi che le indagini devono ancora chiarire. L’agente avrebbe prima accoltellato, e poi esploso due colpi di pistola contro la vittima vicino alla fermata del Tram. Poi si era dileguato a bordo di uno scooter, ma gli investigatori lo identificarono e si presentarono presso la sua abitazione per una perquisizione.

Qui sia l’uomo che la compagna furono arrestati per resistenza e violenza a pubblico ufficiale per il loro comportamento durante la perquisizione, e furono inizialmente messi ai domiciliari. Dal 10 giugno scorso era invece stato disposto per l’agente, a causa della violazione di una precedente misura cautelare, il carcere, che gli avvocati difensori dell’uomo, sospeso dalla Polizia di Stato, avevano richiesto di alleggerire. “Avevamo fatto richiesta per il carcere di Santa Maria Capua Vetere, e comunque era sempre sotto osservazione. Cercheremo di far luce su questa vicenda“, ha commentato l’avvocato Marco Calabrese.

Venerdì l’epilogo della sua vicenda, quando l’uomo è stato trovato impiccato nella sua cella del carcere di Sollicciano, dove era detenuto in una sezione protetta e senza compagni di cella. Pare che ci avesse già provato la sera dopo la sparatoria, secondo quanto raccontato da lui stesso davanti al giudice: “Stanotte mi sono messo un sacchetto in testa e ho cercato di uccidermi, poi ho desistito. L’ho fatto per i sensi di colpa e per la vergogna. Mi vergogno molto di quello che è successo“.

Il 47enne si trovava a Firenze da febbraio, dopo essere stato trasferito dalla questura di Rimini per “incompatibilità ambientale” a causa di un precedente provvedimento disciplinare. L’agente era una guardia della questura, in attesa di essere eventualmente assegnato ad un diverso incarico.

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