Falsi sinistri, scoperta una maxi-truffa assicurativa: un giro d’affari da due e i tre milioni di euro all’anno

È considerato al vertice di un articolato sistema di frodi ai danni delle compagnie assicurative: Jonathan Basile, 41 anni, è finito al centro dell’inchiesta della Procura di Pescara.

Falsi sinistri, scoperta una maxi-truffa assicurativa: un giro d’affari da due e i tre milioni di euro all’anno

 PESCARA – Jonathan Basile, considerato il principale indagato in un’articolata inchiesta giudiziaria su una presunta organizzazione malavitosa dedita a truffe assicurative, ha risposto per circa trenta minuti alle domande del giudice per le indagini preliminari Francesco Marino. Il gip è chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di custodia cautelare nella casa circondariale formulata dal pubblico ministero Andrea Di Giovanni. Secondo quanto emerso, Basile avrebbe ammesso parzialmente alcune contestazioni a suo carico, mentre per altre si sarebbe chiamato fuori. La sua posizione, unitamente a quella di altri 15 indagati per cui è stato richiesto il regime degli arresti domiciliari, è ora al vaglio del giudice.

La linea difensiva di Basile

Durante l’interrogatorio di garanzia, Basile assistito dai legali D’Angelo e Colangeli avrebbe mostrato un atteggiamento collaborativo, secondo quanto riferito dai suoi avvocati. In particolare, avrebbe affrontato anche aspetti delicati dell’indagine, come il tema della presunta fuga di notizie. L’indagato avrebbe inoltre riferito di un deterioramento dei rapporti con l’ortopedico Domenico Palmieri, suo ex socio nel Centro Medico “Officina della Salute srl”, culminato in una causa civile per la restituzione delle somme investite nella società. A seguito di tale rottura, Basile avrebbe temuto per la propria incolumità personale, sostenendo che Palmieri avesse intrecciato rapporti societari con Bruno Savignano soggetto dal quale si sarebbe sentito indirettamente minacciato e “consigliato” a non proseguire l’azione legale. Le indagini della Guardia di Finanza, che inizialmente si stavano concentrando proprio su Savignano per reati ambientali (in un fascicolo separato), si sarebbero poi estese fino a intercettare Basile e il presunto sistema truffaldino da lui orchestrato.

Un affare di famiglia

Secondo l’accusa, Basile avrebbe coinvolto nell’organizzazione gran parte del suo nucleo familiare: il padre Claudio, i fratelli Salvatore e Mariano, la madre Natascia Bucci, l’ex compagna Sara Travaglini e l’attuale partner, la cittadina spagnola di origine marocchina Bailla Hossain El Hichou. A questi si aggiunge un nutrito gruppo di collaboratori stretti, tra cui Luciano Salvagno, Gustavo Baldacci, Simonluca Marinucci, Pierpaolo e Vincenzo Noto, Fabiano Selvaggi, Nicolas De Marco, Omar Trovarello e Vincenzo Cavallaro quest’ultimo definito dalla procura come il “guardaspalle” di Basile, con presunti legami con la malavita campana. Per tutti loro il pm ha avanzato la richiesta degli arresti domiciliari.

L’inchiesta tocca anche figure professionali di rilievo

Oltre ai familiari e collaboratori, l’inchiesta coinvolge figure professionali di spicco, tra cui medici, avvocati e rappresentanti delle forze dell’ordine. I medici indicati dalla procura come presunti firmatari di certificazioni false o gonfiate in relazione agli sinistri sono Ivo De Iulis, Giovanni Paolini e Romualdo Tosti guerra, oltre a Palmieri. Quest’ultimo, nonostante il ruolo considerato centrale nell’indagine, non risulta al momento destinatario di misure cautelari, probabilmente in ragione di una sua possibile collaborazione. Tra gli avvocati figurano Marina Bellabarba ed Enrico Di Bonaventura, entrambi delle Marche, e Carlo Grumelli del foro di Chieti. Tra le forze dell’ordine, sono indagati Valentino Valente della Polizia Municipale e Massimiliano Cacciagrano della Squadra Mobile teatina.

Un giro d’affari milionario

Le attività fraudolente avrebbero generato, secondo la ricostruzione della procura, un volume d’affari annuo compreso tra i 2 e i 3 milioni di euro. Il sistema si basava su sinistri falsi o realmente accaduti ma successivamente gonfiati con documentazione medica e legale contraffatta, coinvolgendo anche soggetti stranieri (cinque cittadini albanesi, un romeno e uno slavo).

Effetti disciplinari e strategia cautelare

La decisione di non avanzare richieste cautelari nei confronti di medici, avvocati e operatori delle forze dell’ordine è motivata come spiega direttamente il pubblico ministero dal fatto che «è altamente probabile che, per la natura della professione esercitata e la visibilità territoriale di cui godono, questi soggetti si asterranno dal commettere ulteriori reati della stessa indole, almeno nell’immediato, dopo aver preso coscienza dell’applicazione delle misure cautelari ai loro complici».

Sequestri per oltre mezzo milione di euro

Parallelamente alle misure personali, è stato eseguito un sequestro preventivo per un valore complessivo di 684 mila euro a carico della famiglia Basile. I provvedimenti hanno colpito 13 conti correnti bancari, 4 appartamenti e quote di tre diverse società, formalmente intestate ai membri del nucleo familiare.

L’accusa principale: associazione malavitosa

Il capo d’imputazione più grave resta quello di associazione malavitosa contestato a 26 persone. Secondo la procura, l’organizzazione era strutturata con ruoli ben definiti e finalizzata alla commissione sistematica di una serie di reati: truffa ai danni delle compagnie assicurative, mutilazione fraudolenta, falso materiale e ideologico, sostituzione di persona, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Le indagini parlano anche di immobili acquistati con i proventi illeciti e di veicoli utilizzati per trasportare presunte vittime verso strutture sanitarie compiacenti. A capo di tutto, secondo gli inquirenti, vi sarebbe stato Jonathan Basile, ritenuto l’organizzatore e il coordinatore operativo di tutte le attività illecite. 

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