3 milioni di euro. E’ questa l’esorbitante cifra spesa dal Vaticano per il padiglione della Santa Sede all’Expo di Milano. Secondo alcune fonti vicine a Bergoglio, Papa Francesco non avrebbe affatto gradito questa spesa, considerando il fatto che la superficie del padiglione è di appena 360 metri quadri, un’inezia rispetto alla cifra spesa. Secondo l’Osservatore Romano, però, “gli investimenti sono stati limitati al massimo“; i soldi provengono dal Pontificio Consiglio della Cultura, dalla CEI e dall’Arcidiocesi di Milano. La polemica acquista senso quando cominciamo a fare un raffronto di cifre: per l’Expo, ad esempio, la CEI ha contribuito con gli stessi soldi donati agli arcipelaghi di Vanuatu e Tuvalu dopo la devastazione del ciclone Pam; cifra simile è stata spesa dalla Chiesa italiana per combattere l’ebola in Africa, o anche per l’alluvione di Genova dell’ottobre 2014 e per le comunità cristiane perseguitate in Iraq. Iniziative serie, e non di ‘marketing’, avrà pensato Papa Francesco.
Secondo il sottosegretario della CEI Domenico Pompili, però, ha voluto sottolineare che “l’azione della Chiesa contro la fame si esplica anche con le 1.148 iniziative delle diocesi italiane“. Ma non è questo il punto: la domanda è innanzitutto il perché della partecipazione della Chiesa all’Expo 2015, e perché spenderci tanti soldi: “una chiesa povera per i poveri“, è il monito di Papa Francesco. A questo risponde il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che dice: “Innanzitutto, non è certo una novità. Da Pio IX a Benedetto XVI la Chiesa ha voluto prender parte alle esposizioni internazionali per manifestare l’intenzione della Chiesa di far sentire la sua voce e di offrire la sua testimonianza sui temi delicati che di volta in volta sono stati proposti dalle esposizioni, soprattutto negli ultimi decenni”. Anche Papa Francesco non si schiera certo contro l’Expo: “sarà un’importante occasione in cui verranno presentate le più moderne tecnologie necessarie a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto dell’ambiente. Possa esso contribuire anche ad approfondire la riflessione sulle cause del degrado ambientale, per adottare decisioni efficaci e preservare la salute del pianeta che Dio ha affidato alla cura del genere umano”. Sì, ma serviva davvero stanziare 3 milioni di euro?