Crisi? Non si direbbe, vista la strana notizia che ci arriva direttamente dall’Expo di Milano. In un periodo così difficile per i lavoratori italiani, in particolare per quelli più giovani, è normale che questa notizia abbia un’eco maggiore rispetto ai periodi ‘normali’: i selezionatori di Manpower, la società che si occupa di reclutare i lavoratori per i sei mesi dell’Expo 2015 (dal 1° maggio al 31 ottobre), ha affermato che ha avuto notevoli difficoltà a trovare candidati disponibili. Eppure, non si parla di uno stipendio ‘da fame’, soprattutto per i tempi che corrono: si parla di una cifra che va dai 1.300 ai 1.500 euro mensili, comprensivo di festivi e notturni, come prevede il contratto nazionale.
Erano 600 le persone che servivano, e trovarle non è stato uno scherzo: sarà stato la poca voglia di lavorare nei mesi estivi, le troppe ore di lavoro in relazione allo stipendio percepito, la precarietà del lavoro, questo non possiamo saperlo. Il punto è che ben otto giovani su dieci sotto i 29 anni hanno rifiutato il contratto. Nel senso che, dopo aver inviato il loro curriculum ed essere stati selezionati per il primo colloquio, l’80% di loro ha disertato i successivi step per ottenere il posto di lavoro. La notizia ci viene fornita direttamente da Manpower, che invita a meditare su quanto accaduto.
Il Commissario Unico per Expo Milano 2015 e Amministratore Delegato di Expo 2015 S.p.A., Giuseppe Sala, prova a dare una spiegazione dell’accaduto: “Forse la precarietà del lavoro non ha invogliato i giovani”, spiega Sala, “forse i ragazzi hanno preferito rinunciare a vantaggio di qualcosa di più stabile“. Analisi impeccabile, ma un dubbio resta: non si tratta di un sondaggio, in cui 8 persone su 10 hanno affermato di non voler lavorare all’Expo 2015. Il fatto strano è che si tratta dell’80% di persone che avevano già inviato il curriculum a rinunciare ancor prima di cominciare! Il dubbio resta, attendiamo sviluppi della vicenda.