E alla fine, i belgi alzarono i tacchi e se ne andarono. Arriva il primo sciopero dell’Expo 2015, da parte di una ventina di addetti al servizio ristorazione, che lasciano ‘a piedi’ lo chef pluristellato Benoît Gersdorff nel padiglione di Bruxelles. La defezione, in realtà, era nell’aria, dopo che i lavoratori protestavano da diversi giorni: la scintilla è scoccata quando hanno capito che il loro contratto non copriva tutto il periodo che va dal 15 aprile al 1° maggio, nei ferventi giorni di preparazione del padiglione belga.
Nella busta paga, inoltre, i 1.200 euro netti che erano da contratto, sarebbero stati trasformati in lordi (“Probabilmente si è trattato di un errore”, ha ammesso il vice commissario Marie Noëlle Higny). Fatto sta che tutti i dipendenti di cucina e sala da pranzo, da questo giovedì, hanno smesso di lavorare. Per tentare di ‘mettere una pezza’, i funzionari hanno proposto ai lavoratori un’ero in più all’ora, più un compenso di 300 euro per i 12 giorni di formazione pre-Expo.
Purtroppo per il padiglione belga, però, tutti i tentativi sono stati vani. Venerdì sera, in venti su trenta se ne sono andati, intascandosi una buonuscita e prendendo la via di Bruxelles. I giornali italiani ne hanno parlato poco, anche perché non trapelano molte notizie intorno alla questione. Le polemiche, però, si sono scatenate sui giornali belgi, che hanno dato grande risalto alla notizia: “Niente più della bandiera belga”, titola il tg della RTBF, che batte sulla mancanza di organizzazione quale punto critico della spedizione belga all’Expo. Ora il Belgio si trova nella spiacevole situazione di dover servire ai visitatori le loro specialità nazionali preparate da sostituti italiani, reclutati in fretta e furia e localmente: si può parlare ancora di specialità? Nel caso della salsiccia belga, impossibile da trasportare dal capannone al padiglione (distanza: 100 metri), sicuramente no, visto che è stata sostituita con della salumeria italiana. Organizzazione? Non all’Expo!