Escluso dal Concorso di Polizia per una canna: fa ricorso e viene riammesso

L'uso di sostanze quale il fumo di cannabis avrebbe potuto essere deleterio per un candidato escluso, inizialmente, dal Concorso di Polizia, ma poi riammesso dopo il ricorso al Tar.

Escluso dal Concorso di Polizia per una canna: fa ricorso e viene riammesso

Alcune volte, succede che, durante l’adolescenza e quindi nel periodo di gioventù, si facciano degli errori o dei piccoli peccati ma che si rischiano di pagare in un secondo momento. Capita così che aver fumato la cannabis in età adolescenziale porti ad essere escluso dal Concorso di Polizia, come accaduto a un candidato che decide comunque di fare ricorso per cui il Tar gli dà la possibilità di essere ammesso alla prova e fare così l’esame. 

Un candidato di origine palermitana si è presentato, insieme ad altri 4617 candidati, al Concorso Allievi per la Polizia di Stato. Analizzando la sua storia, è emerso che, in gioventù, abbia fatto uso di cannabis anche se i test medici non lo confermano e per questo essere escluso. Proprio nel questionario aveva parlato di un singolo episodio in riferimento. 

Nessun altro elemento è emerso considerando che non vi sono accertamenti clinici che lo dimostrino. Il giovane è comunque stato escluso dal Concorso proprio per quella dichiarazione da lui effettuata. Considerando che vi era assenza totale di riscontri oggettivi dall’uso della sostanza, il Tar, dove lui ha presentato ricorso, ha deciso di accettare questo suo ricorso ammettendolo nuovamente al Concorso. 

Considerando che “l’accadimento non trova riscontro in alcun atto con efficacia certificativa”, in base anche alle argomentazioni rese note dai legali a cui il candidato si è rivolto, è stato sospeso ogni provvedimento in merito consentendogli di proseguire nelle fasi successive della selezione per questo posto in Polizia. 

Gli stessi legali continuano nella loro lotta tutelando, chi, come questo candidato, avrebbe subito esclusioni ingiuste. Un caso che dimostra che non bisogna affidarsi a “valutazioni approssimative o prive di riscontri oggettivi. Un singolo episodio non può determinare il futuro di un candidato”. In tal caso, sempre secondo il loro parere, le procedure concorsuali devono fare affidamento su accertamenti seri e trasparenti nel rispetto di coloro che vi partecipano. 

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