La notte del 14 settembre 2025, Alessandro Ansaldo, 25 anni, è stato preso di mira in corso Vittorio Emanuele a Roma da un gruppo di giovani, quasi tutti minorenni, per motivi legati alla sua identità. La vicenda, che ha rapidamente attirato l’attenzione dei media, ha evidenziato ancora una volta come gli episodi di discriminazione possano manifestarsi in pieno centro cittadino, anche tra giovani cittadini apparentemente “normali”.
Secondo la ricostruzione fornita dallo stesso Alessandro al Corriere della Sera, la sequenza è iniziata con insulti e derisioni e si è rapidamente trasformata in una serie di spintoni e colpi diretti al volto e al corpo, mentre gli altri membri del gruppo osservavano e reagivano ridendo. L’aggressione è durata pochi istanti ma ha avuto conseguenze significative per il giovane, che ha riportato traumi facciali e contusioni alle costole, con una prognosi di venti giorni.
Subito dopo l’episodio, il gruppo si è allontanato percorrendo largo Argentina, piazza Venezia e il lungotevere come se nulla fosse accaduto. Il comportamento degli aggressori, che sembravano consapevoli della gravità della loro azione ma privi di rimorso, ha suscitato indignazione nella comunità romana e tra le associazioni che si occupano di diritti civili e inclusione. Le indagini dei carabinieri della compagnia Roma Centro sono state rapide ed efficaci, grazie anche all’analisi delle telecamere di sorveglianza installate lungo il percorso seguito dal gruppo.
Gli investigatori hanno potuto così individuare cinque o sei giovani, la maggior parte tra i 16 e i 17 anni, vestiti in modo casual con jeans, t-shirt e cappellini, e uno o due maggiorenni. Tutti, secondo le prime verifiche, risultano incensurati. I minori saranno denunciati alla Procura dei minori, mentre gli eventuali maggiorenni dovranno rispondere alle autorità competenti per le proprie responsabilità. Alessandro ha dichiarato di essere in grado di riconoscere personalmente i responsabili, fornendo elementi utili agli inquirenti per chiudere il caso.
L’episodio ha acceso un dibattito pubblico sull’educazione alla diversità e al rispetto, soprattutto tra i giovani, e sulla necessità di rafforzare la cultura della tolleranza e della convivenza civile nelle città. Le autorità locali hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine, ricordando che episodi di discriminazione non devono essere tollerati. L’auspicio è che casi come questo diventino occasioni di sensibilizzazione e prevenzione, affinché tutti possano sentirsi sicuri di esprimere la propria identità senza paura di ripercussioni. Questo episodio rappresenta un monito chiaro sull’urgenza di educare le nuove generazioni al rispetto reciproco e di intervenire rapidamente quando si manifestano comportamenti di pregiudizio e intimidazione.