Al Bano contro Lino Banfi, la battaglia mediatica è aperta. In molti si ricorderanno delle polemiche che sorsero quando il celebre “nonno Libero” della soap opera “Un medico in famiglia” apparve sugli schermi televisivi sponsorizzando Energas, scatenando non pochi feedback negativi a causa del momento storico. Proprio la Energas sta infatti progettando di costruire a Manfredonia il più grande deposito di GPL di tutta Europa.
Coincidenza per coincidenza, proprio la terra che diede i natali a Lino Banfi, quella Puglia che – alla notizia della sua partnership con “l’invasore” – ha prontamente voltato le spalle all’attore bollandolo come un traditore. La querelle sorprese lo stesso Banfi, il quale ebbe modo di dichiarare che si trattava di spot pubblicitari girati mesi addietro, ben prima che la questione del deposito GPL venisse a galla.
Ma nemmeno questa evidenza è stata sufficiente a placare gli animi dei pugliesi, tant’è che il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi è arrivato persino a chiedere aiuto ad un altra vecchia (ma ancora attualissima) conoscenza della televisione italiana: nientemeno che Al Bano.
Il cantante è infatti a capo del movimento “no GPL“, ed è di fatto un acerrimo detrattore dei piani di Energas che prevedono la creazione del deposito incriminato per ovvie considerazioni paesaggistiche ed ambientali. “Lunedì 7 novembre ho mandato una mail ad Al Bano. Pensavo a come contrastare Lino Banfi e ho realizzato che non c’è nulla di meglio della semplicità e del bicchiere di vino del cantante pugliese” ha spiegato il sindaco Riccardi.
Così il cantante ha prontamente risposto “presente”, pubblicando su Facebook il seguente stato: “La Terra è stata per milioni di anni senza gas e ha funzionato: salviamola“. Una presa di posizione in netto contrasto con gli spot girati dallo stesso Banfi, il quale però continua a dichiararsi sostanzialmente estraneo ai fatti.
Già in risposta alle prime accuse, l’attore aveva spiegato che si trattava solo di lavoro per un’azienda fornitrice di gas, e di non sponsorizzare apertamente la creazione del deposito. Ma nonostane le spiegazioni la battaglia mediatica, a quanto pare, è ancora lungi dal potersi definire conclusa.