Matteo Mattioli e la sua storia di ordinaria prevaricazione. Il giovane neo-laureato ha denunciato su Facebook la situazione lavorativa, ai limiti del surreale, che sta vivendo. Nel suo post ha raccontato una vicenda decisamente intollerabile: “Così nel nostro Paese si sta scatenando una guerra tra poveri senza precedenti. Un anno fa mi sono laureato in Viticoltura e enologia. Oggi sto facendo un tirocinio in provincia di Reggio Emilia, facendo molti sacrifici: percepisco 450 € di rimborso spese, nulla più“.
Ha continuato scrivendo che, nell’azienda ove presta lavoro, un rappresentante di una cooperativa di accoglienza ha proposto 3 ragazzi che, in virtù del progetto “Lift“, dovrebbero essere assunti con un contratto di tirocinio: il suddetto prevede un rimborso spese di 450 € interamente ad appannaggio dello Stato. Occorre ricordare che, normalmente, il rimborso è elargito dal padrone dell’azienda.
L’uomo ha sottolineato che i ragazzi hanno vitto e alloggio nella struttura di accoglienza, il pacchetto prevede un pocket money mensile di 75 € per spesucce quotidiane. Matteo afferma, con rabbia, che vive in camper da 5 mesi perché, con il famoso “rimborso spese”, riesce solamente a comprarsi da mangiare: i ragazzi del progetto dispongono di una camera, pranzo, cena, e colazione garantiti.
Matteo ha deciso di approfondire la faccenda per comprendere le motivazioni di tali privilegi: leggendo le condizioni del “progetto Lift”, si evince che gli immigrati, oltretutto, non possono lavorare per più di 30 ore settimanali.
“Io ne lavoro 40! Siamo all’assurdo! Da domani chiunque abbia una ditta può avere manovalanza gratuita (che paghiamo noi cittadini) e non assumerà più nessuno, nemmeno un pulcioso neolaureato a 450 €, non gli conviene più.” Matteo incalza sentenziando che, allo stato dei fatti, in Italia paghiamo delle cooperative di accoglienza, e gli immigrati che ospitano, per consegnargli direttamente i nostri posti di lavoro, nel silenzio assordante dei mass media.