I più giovani forse non lo ricorderanno, ma è stato il Re della Sanità italiana, inquisito dai giudici di Mani Pulite per aver intascato tangenti milionarie dalla case farmaceutiche. Dullio Poggiolini, ottantasei anni suonati, era tra i quattordici ospiti di una casa di riposo abusiva sequestrata dalla polizia e che ha portato alla denuncia della titolare e di altre tre persone.
Ex direttore del Servizio Nazionale Farmaceutico e vice presidente della Farmacopea, Dullio Poggiolini non era un ospite qualunque. Negli anni Ottanta era uno degli uomini più potenti della Prima Repubblica. Le aziende farmaceutiche si rivolgevano a lui per manipolare i prezzi delle medicine messe in commercio, ricambiandolo con mazzette milionarie.
Quando i carabinieri indagarono sulla sua testa, trovarono un vero e proprio tesoro illecito nascosto tra paradisi fiscali e cassaforti murali. Scoprirono conti correnti miliardari aperti in Svizzera e intestati alla moglie, esattrice di tangenti, e dovettero fornirsi di scatolami per portare via i lingotti d’oro, i gioielli e i dipinti pregiati che nascondeva nell’appartamento.
I guai di Poggiolini, però, non si limitarono alla corruzione. Il Re Mida della Sanità, invece di preoccuparsi della salute degli italiani, si preoccupava di importare dall’estero sacche di sangue infetto che causarono la morte di oltre mille pazienti nei vari ospedali italiani per contagio di Aids ed Epatite C.
In un ospedale adesso era finito lui, anche se abusivo. I poliziotti che sono entrati nell’ospizio lo hanno trovato ridotto a vivere in un vero e proprio lager, tra stanze affollate, bagni senza finestre e condizioni igienico-sanitarie disastrose, accudito da tre donne indiane che si fingevano anche infermiere.
L’indagine era partita dopo una denuncia dei cittadini che dichiaravano di sentire urla e lamenti provenienti dalla villetta. Gli anziani ospitati sono stati accolti in un’altra struttura, compreso Poggiolini, rimasto solo e in miseria dopo essersi arricchito disonestamente sulla pelle di milioni di cittadini.