Sono passati due anni da quando a Rigopiano, località situata nel comune di Firandola, in Abruzzo, un’enorme slavina si staccò dal Monte Siella e, a grandissima velocità, travolse l’hotel: c’erano quaranta persone. Furono 29 i morti in quella occasione.
Il 18 Gennaio è una giornata importante da ricordare: per non dimenticare il dolore e la sofferenza di quella tragedia, si sono recati sul luogo del disastro i famigliari e i due vice premier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Quest’ultimo ha affermato che, per le famiglie, sono stati stanziati 10 milioni di euro. “Non vogliamo passerelle – hanno dichiarato i parenti delle vittime – vogliamo, adesso, fatti concreti, ma soprattutto giustizia e verità per quello che è accaduto“.
Ci sono due inchieste, delle quali una è stata chiusa a fine novembre dalla Procura di Pescara, mentre l’altra – inchiesta bis su Rigopiano – è ancora aperta e servirà per accertare quali, e di chi, siano le responsabilità di quanto accaduto. Sotto accusa, secondo la Procura di Pescara, sono i ritardi nel mettere in moto la macchina dei soccorsi: se fossero stati messi in azione prima, probabilmente, qualcun altro si sarebbe potuto salvare.
Va ricordato che, quel 18 gennaio di due anni fa, praticamente mezzo Abruzzo era, nel vero senso della parola, sepolto dalla neve. C’erano state delle condizioni meteo davvero eccezionali, ed intervenire era molto complicato.
Sempre secondo la Procura, nonostante tutto, le richieste di aiuto vennero trattate con molta – forse eccessiva – superficialità, ma non solo: anche l’arrivo delle turbine per liberare la strada sepolta dalla neve e poter giungere sul luogo fu caotico e complicato. Basti pensare che la slavina che causò la tragedia arrivò poco prima delle 17.00 del 18 gennaio del 2016, ma i veri soccorsi – vigili del fuoco, guardia di finanza, e tutti gli altri – arrivarono soltanto il mattino successivo, quindi all’alba del 19 gennaio.