Donna picchiata e tenuta in casa dal marito, chiede aiuto tramite Skype

I carabinieri di Udine hanno arrestato un marocchino di 37 anni, residente a San Daniele del Friuli, che aveva tenuto la moglie segregata per mesi e le usava violenze di ogni tipo. La donna si è salvata grazie a Skype.

Donna picchiata e tenuta in casa dal marito, chiede aiuto tramite Skype

Un marocchino di 37 anni, residente a San Daniele Del Friuli, ha tenuto in casa la moglie per diversi mesi, impedendole di uscire e di esercitare qualsiasi cosa. L’uomo non solo l’ha tenuta segregata ma ha costretto la donna a subire violenze fisiche e insulti di ogni tipo, facendola diventare schiava dei suoi voleri. La donna, che è una connazionale di 24 anni che è giunta in Italia in aprile a quanto pare per vivere insieme al marito che qui aveva lavoro, per tutti questi mesi non aveva avuto nessuna occasione per poter chiedere aiuto e quindi era rimasta in casa, chiusa e senza la speranza di poter contare su qualcuno a cui raccontare la sua situazione.

L’ennesima violenza è avvenuta domenica sera, quando il marito l’ha ancora una volta picchiata a sangue, e la donna ha trovato il coraggio di chiedere aiuto con l’unico mezzo che aveva a disposizione in un momento in cui forse era sola. La donna infatti ha chiesto aiuto ai genitori che abitano in Marocco via Skype, sperando che la sua richiesta, seppur lanciata lontano, potesse essere accolta. E così è stato: i genitori della ragazza hanno immediatamente inoltrato la richiesta della figlia alla polizia che ha fatto irruzione nella casa, ha liberato la donna e h anche arrestato l’uomo.

La giovane ha confermato che subiva violenze da alcuni mesi e aveva deciso di chiedere aiuto alla famiglia dopo l’ultima violenta aggressione, in cui aveva pensato davvero di morire. La ragazza inizialmente non voleva ribellarsi, convinta che lei, come tante donne del suo paese, doveva sottostare agli ordini del marito, ma quello che era accaduto domenica era stata una violenza inaudita e la donna non poteva più sopportare tutte quelle angherie. Adesso la procura, oltre ad accusare l’uomo di violenze fisiche e verbali aggravate, sta analizzando il caso per capire se l’uomo può anche essere incriminato per sequestro di persona.

La giovane adesso è libera e potrà veramente dire che Skype le ha salvato la vita! Non avrebbe mai pensato di utilizzare il computer per una richiesta di aiuto così importante, ma intanto è proprio grazie ad esso che oggi ha potuto raccontare la sua storia!

 

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