Don Franco De Donno, 71 anni, dopo 36 anni lascia il suo ruolo di vicario parrocchiale e coordinatore della Caritas a Ostia per poter candidarsi come “minisindaco” del X municipio della Capitale, che commissariato vive una situazione sociali e di ordine pubblico molto grave.
La circoscrizione di Roma che comprende il Lido è tanto vasta e numerosa da poterla considerare seconda metropoli del Lazio, questa zona, di difficile gestione, un po’ trascurata è gravida di problemi. Qui don Franco, ha deciso di donare la sua vita d’ora innanzi. Al carico di degrado sociale si aggiungerà nel cuore del sacerdote, la solitudine spirituale alla quale, lui stesso si è condannato, in quanto la norma canonica gli proibisce di esercitare il ministero sacerdotale per il resto della sua vita. Il diritto canonico infatti ritiene incompatibile in ministero sacerdotale con l’impegno politico.
Al parroco di Santa Monica, don Giovanni Falbo è stata affidata la lettera aperta di don Franco, suo “ex vicario”, introdotta con parole ricche d’emozione: “Don Franco lascia la parrocchia dopo 36 anni per assumere un impegno nel territorio. Affidiamolo al Signore e diamo per lui la benedizione e la preghiera“. La lettera è stata scritta ad Assisi e nel monastero di Bose, dopo una lunga riflessione che l’ha spinto a seguire la sua coscienza scegliendo di lasciare il ministero sacerdotale. Si candida, ma non si sa se sarà scelto, avrebbe detto don Giovanni aggiungendo che “Lui segue sempre la sua coscienza. Anche se fosse erronea. Per questo andrà certamente in Paradiso. Di me stesso e di altri sacerdoti non sono così sicuro: non sempre siamo poi così coerenti“.
Don Franco De Donno ha tenuto l’ultima omelia non dall’ambone, ma davanti all’altare, mettendosi così al livello dell’assemblea, ha voluto leggere il testo preparato durante gli esercizi spirituali è giunta l’ora di lasciare l’impegno parrocchiale ha detto il sacerdote e ha continuato: “Oggi la vita della quale Dio è autore mi chiama a rispondere sì nel campo della politica istituzionale. Rimango profondamente immerso nella grazia del sacramento dell’ordine anche se le norme canoniche e civili mi impediranno di esercitarlo“. L’anziano sacerdote ha assicurato di non abbandonare Santa Monica per la quale pregherà costantemente. Dopo aver espresso serenità per il cammino che la parrocchia di Santa Monica sta facendo aggiunge: “Grazie a Gesù che si è degnato di essere rappresentato da me e di avermi fatto godere dello stupore di essere stato strumento del perdono nei sacramenti“. I fedeli che lo stavano ascoltando si sono commossi insieme a lui, poi lo hanno applaudito con energia. Don Franco ha concluso l’omelia spiegando che si è autosospeso dal ministero “per non incorrere nelle sanzioni canoniche“.
Balza un commento tra quelli che girano in Oratorio la decisione di don Franco ha diviso gli animi dei parrocchiani. Qualcuno sa per chi votare, ora, qualcun altro è contento che se ne vada, in fondo la sua coerenza disturbava. Don Franco, aggiunge la stessa voce, ha rischiato la vita, ha preso sputi e calci, è coraggioso mentre noi non facciamo un decimo di quello che lui ha fatto lui.
Don Franco De Donno, si è congedato dalla sua comunità con semplicità estrema per seguire “una nuova chiamata verso traguardi di giustizia sociale“. Alle elezioni amministrative si candiderà con una Lista Civica non partitica, chiamata ‘Laboratorio Civico X’. La sua scelta richiama quella di altri sacerdoti, don Zeno Saltini, il fondatore di Nomadelfia, i due fratelli Cardenal, Ernesto e Fernando. I due religiosi e sacerdoti furono sospesi a divinis da Giovanni Paolo II che non aveva condiviso che si fossero assunti l’incarico di ministri nel primo governo sandinista del Nicaragua. Più tardi, Ratzinger li ha riammessi al ministero. Don Zeno, tornato alla fine della vita al sacerdozio, è in attesa di beatificazione. Nella storia passata c’è anche il fondatore del Partito Popolare, don Luigi Sturzo, lui fu costretto a emigrare negli Stati Uniti.
Il presidente della Commissione Episcopale per le comunicazioni sociali e vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole osserva che “I preti in politica hanno sofferto sempre molto. Talora sono stati traditi da coloro stessi che li incoraggiavano perché credo che le mediazioni in politica esigono molta esperienza“.