Dna trovato dopo 39 anni sul luogo del delitto: era stato assolto

Le tracce di dna appartengono a Domenico Zarrelli, unico accusato del massacro di tre persone, avvenuto nel 1975 a Napoli in via Caravaggio. L'uomo era stato condannato all'ergastolo ma fu poi prosciolto e anche risarcito dallo Stato

Dna trovato dopo 39 anni sul luogo del delitto: era stato assolto

E’ stato trovato il dna di Domenico Zarrelli sui reperti della strage di via Caravaggio avvenuta a Napoli nel 1975. All’epoca una famiglia di tre persone era stata massacrata in un appartamento e dopo 39 anni nuovi esami hanno portato all’individuazione di tracce dell’imputato sul luogo del delitto. Domenico Zarrelli, che è nipote di una delle vittime, era stato allora arrestato e condannato all’ergastolo, ma poi è stato assolto e addirittura risarcito dallo Stato. Purtroppo i nuovi rilievi emersi non possono dare luogo a procedere perché l’indiziato è già stato assolto e il caso verrà dunque archiviato.

Le tracce sarebbero state individuate su uno strofinaccio insanguinato e su alcuni mozziconi di sigaretta. L’esito degli accertamenti, effettuato dalla polizia scientifica di Roma e di Napoli, è stato ultimato da circa un anno, ma solo adesso sono arrivate le conferme perché c’è stato uno stretto riserbo imposto dagli inquirenti. Il delitto, avvenuto nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 1975 nell’abitazione di via Caravaggio, aveva visto protagonisti tre persone, Domenico Santangelo, 54 anni, capitano di marina mercantile in pensione, la seconda moglie, Gemma Cenname, 50 anni, ostetrica, e Angela Santangelo, 19 anni, figlia dell’ex capitano, uccisi forse con un corpo contundente mai ritrovato. I cadaveri dei due coniugi erano stati trovati nella vasca da bagno, dove fu trovato anche Dick, il cane dei proprietari.

Allora per il triplice omicidio fu accusato Domenico Zarrelli, ma era stato poi assolto dalla condanna all’ergastolo nell’appello a Napoli che annullava la sentenza da parte della Cassazione e lo assolveva con formula piena dalla Corte di Appello di Potenza. La Cassazione confermò la sentenza nel 1985. Il caso fu riaperto in seguito a una denuncia anonima inviata in procura nell’ottobre 2011, e in seguito alla quale il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ordinò nuove indagini alla scientifica. Quest’ultima ha recuperato negli archivi del Tribunale i reperti, trovati ancora in buono stato di conservazione, e vari oggetti sequestrati sul luogo del delitto. Sicuramente tra breve sarà però inoltrata la richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari, che provvederà a chiudere definitivamente il caso, vista l’impossibilità di processare una persona assolta in formula piena.

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